Sulla questione dei concorsi e delle immissioni in ruolo è ormai guerra aperta.
Il problema è noto: molti docenti vincitori di concorso non riusciranno ad entrare in ruolo per mancanza di posti disponibili.
Simona Malpezzi e l’intero PD dovrebbero chiedere scusa “per un’operazione maldestra che ha assegnato posti a fantasia essendo stati indicati prima della mobilità straordinaria”: così commenta la vicenda Mario Pittoni, responsabile federale istruzione per la Lega Nord.
“Matteo Salvini – sottolinea Pittoni – s’impegna pubblicamente per quando andremo al governo a garantire il rispetto della legge che stabilisce il diritto all’immissione in ruolo di tutti i vincitori di concorso, dopo il pasticcio della selezione legata alla Buona scuola”
Simona Malpezzi commentando l’intervento di Salvini ha ironizzato (“felice che Salvini si sia accorto che esistono scuole, insegnanti e concorsi”) “e – dice Pittoni – per spostare l’attenzione dal problema, ha ricordato il taglio di 8 miliardi all’istruzione del ministro Gelmini al tempo della crisi finanziaria americana, ‘dimenticando’ però che con il Pd al governo i miliardi in meno sono diventati 10″.
“Stando al Def (Documento di economia e finanza del Governo) 2017 conclude Pittoni – a fronte di periodici annunci dei democratici di miliardi assegnati alla scuola, la spesa per l’istruzione che nel 2010 rappresentava il 3,9% del Pil è già calata al 3,6% e nel 2020 è previsto scenda addirittura al 3,5%”.
Per tornare alla questione dei concorsi e del reclutamento, Mario Pittoni ha una sua idea precisa che ha ripreso nuovamente un paio di giorni fa in una intervista rilasciata alla testata on line money.it
Non più di una decina di giorni addietro l’ipotesi è stata discussa anche alla Convention nazionale di Piacenza: “Al primo punto del nostro programma – spiega Pittoni a Money.it – c’è il superamento dei trasferimenti più o meno forzosi di insegnanti da una parte all’altra della Penisola. Il “domicilio professionale” consentirà di scegliere in totale libertà la regione dove proporsi, visto che gli stipendi attuali non consentono più di gestire trasferte di centinaia di chilometri da dove si hanno affetti e interessi”.
Con il domicilio professionale, che prescinda dalla residenza anagrafica, si potrà affrontare meglio il problema del reclutamento: “Il meccanismo mette infatti in ‘competizione’ gli aspiranti all’insegnamento iscritti ai vari albi regionali, spingendoli a migliorarsi. Porto sempre l’esempio del candidato bravo in una regione dove i bravi sono tanti, che sarà tentato di iscriversi nella regione vicina che magari ha meno bravi e offre più opportunità di lavoro. Gli iscritti nell’altra regione avranno tutto l’interesse a darsi da fare per crescere professionalmente e non farsi ‘soffiare’ la cattedra”.
Pittoni assicura che questo sistema, che è già stato presentato in diverse occasioni in molte città italiane, sta suscitando interesse “a tutte le latitudini”.
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