Home Politica scolastica Pittoni (LEGA), decreto Dignità favorevole alle maestre escluse da ruolo e Gae

Pittoni (LEGA), decreto Dignità favorevole alle maestre escluse da ruolo e Gae

CONDIVIDI

Sulla delicata vicenda del decreto Dignità riguardante la soluzione dell’esclusione dai ruoli e dalle GAE delle maestre diplomate magistrali entro il 2001/2002, interviene il Presidente della 7ª Commissione permanente (Istruzione pubblica, beni culturali, ricerca scientifica, spettacolo e sport) del Senato.

Comunicato via Facebook del Senatore Mario Pittoni della Lega

«Attenzione a non rovesciare la realtà! Il decreto Dignità non lascia a casa le “maestre”. È il Consiglio di Stato a non aver confermato il loro inserimento in ruolo e nelle graduatorie ad esaurimento. Al contrario noi abbiamo teso loro la mano, da una parte con un contratto a tempo determinato con scadenza al 30 giugno 2019 che intanto consente di lavorare; dall’altra mettendo in piedi un concorso straordinario che rimetterà buona parte di loro in carreggiata per puntare al ruolo vero, stavolta senza riserve». Lo afferma Mario Pittoni, presidente della Commissione Cultura del Senato e responsabile Istruzione della Lega. «Si tratta sostanzialmente – spiega Pittoni – della proposta che avevo lanciato lo scorso dicembre, subito dopo la decisione del Consiglio di Stato a sfavore di tali docenti: l’estensione, cioè, dell’idea contenuta nell’art. 17 commi 2 e 3 del decreto legislativo 59/2017 anche a scuola primaria e dell’infanzia, adattandola alle diverse caratteristiche di tali categorie. In particolare chi era in ruolo con riserva avrà l’occasione di utilizzare un punteggio speciale assegnato per il superamento dell’anno di prova. Ribaltano totalmente i fatti alcuni slogan degli “estremisti” che chiedono di ignorare i pronunciamenti della magistratura (cosa ovviamente non praticabile), i quali parlano di 7 mila licenziamenti attuati dalla politica, visto che l’esclusione delle “maestre” è stata decisa dai giudici. Quello che stiamo cercando di fare è invece il recupero nei limiti del possibile (si potrà partecipare al concorso con almeno due anni di insegnamento nella scuola pubblica, onde limitare il prevedibile assalto alla diligenza che penalizzerebbe in primo luogo proprio coloro ai quali il concorso è rivolto) della loro professionalità».