Le recenti dichiarazioni del ministro Giannini sull’università non piacciono per nulla al responsabile federale istruzione della Lega Nord.
“Sui fondi per l’università – afferma infatti l’ex senatore del Carroccio – il ministro annuncia l’incremento di premialità e costi standard, come peraltro prevede la nostra riforma del 2010, ma l’operazione ‘salta’ di fatto il 2016. L’ennesima promessa del Governo fa infatti riferimento solo a 2017 e 2018″.
“Già nel 2015 – aggiunge Pittoni – grazie ai meccanismi attivati con la nostra riforma, sono cresciute sia la quota premiale del Fondo di finanziamento ordinario (dal 18 al 20%) sia la percentuale della quota base assegnata in relazione al costo standard per studente, passata dal 20 al 25%, aggiungendo un altro tassello all’azione avviata nel 2010 per correggere l’assegnazione delle risorse, fino ad allora basata sulla spesa storica per cui chi più ha preso in passato più continuava a ricevere”.
“Una volta a regime – spiega ancora Pittoni – l’intero fondo di quasi 7 miliardi verrà distribuito con criteri per il 70% oggettivi (costi standard) e per il 30% premiali, come nei Paesi più avanzati”.
Negli ultimi anni la stessa Conferenza dei rettori (Crui) ha sostenuto l’idea di un sistema di finanziamento che progressivamente abbandonasse la spesa storica a favore di criteri basati sulla premialità e sul costo standard in modo da favorire una sempre maggiore efficienza ed efficacia dell’investimento pubblico nell’istruzione universitaria.
Ora succede però che, in assenza di incrementi del finanziamento, la Crui ritiene “non attuabile una ulteriore e progressiva riduzione della quota storica senza mettere in discussione la sostenibilità finanziaria di molti atenei”.
E così, sottolinea il responsabile della Lega, il Ministero ha accettato di abbassare la percentuale di spesa calcolata sui costi standard portandola al 28% (la previsione per quest’anno era del 30%).
Insomma la quota calcolata sulla base della spesa storica non scenderà nella misura prevista e la quota premiale non aumenterà.
E’ vero che il ministro ha parlato di aumentare la quota premiale dal 20% del 2015 al 22% e poi al 24, ma solo a partire dal 2017.
E così Pittoni parla di una vera e propria frenata nei meccanismi di finaziamento alle Università, frenata che non favorirà di certo – a suo avviso – quei processi di miglioramento di cui ci sarebbe invece bisogno.