Stop alle deleghe sulla Buona scuola. A occuparsene dovrà essere un Governo regolarmente eletto dai cittadini”. Lo chiede Mario Pittoni, responsabile federale Istruzione della Lega Nord. “Dopo gli sconquassi portati dall’entrata in vigore della legge 107 – spiega Pittoni – appare evidente la necessità di “fermare le macchine”. A settembre la scuola è partita senza decine di migliaia di insegnanti titolari (solo in parte sostituiti da figure provvisorie), con docenti che in molte classi non erano quelli dell’altro anno (alla faccia della continuità didattica) e con un istituto su sei senza preside.
La “mobilità straordinaria” non è la causa ma l’effetto del caos generato dal sistema centralizzato delle assunzioni. Siamo stati noi, fra l’altro, ad avvertire (quando ancora era possibile fare marcia indietro) che accelerare sul concorso previsto dalla Buona scuola assegnando quote di nuovi insegnanti regione per regione prima degli spostamenti consentiti dalla mobilità straordinaria, avrebbe portato all’attuale ingovernabilità. Senza contare il rischio esodati della scuola, in seguito al comma 131 per cui “a decorrere dal 1° settembre 2016, i contratti di lavoro a tempo determinato… non possono superare la durata complessiva di trentasei mesi, anche non continuativi”.
Si insiste per di più a ignorare (lo dicono le indagini internazionali) il diritto degli studenti di essere valutati allo stesso modo indipendentemente da dove risiedono, minando la credibilità di dati fondamentali per individuare e valorizzare quelli meritevoli. Non vogliamo inoltre più vedere insegnanti “sballottati” da una parte all’altra della Penisola contro la loro volontà.
I concorsi, non solo nella scuola, vanno regionalizzati. Se non altro perché gli attuali stipendi non consentono di gestire trasferte di centinaia di chilometri da dove hai affetti e interessi. E con la Buona scuola la questione coinvolge ormai trasversalmente docenti di tutte le latitudini.
La nostra proposta per i prossimi concorsi, dopo la fase transitoria per stabilizzare – oltre a chi è nelle liste ad esaurimento – competenze ed esperienze presenti nelle graduatorie d’istituto, prevede candidati liberi di scegliere in quale regione eleggere il proprio “domicilio professionale” (norma europea già recepita dall’Italia), per poi confrontarsi alla pari con gli altri iscritti nella stessa regione. La “concorrenza” tra regioni (ispirata ai principi del federalismo) farà il resto, innescando – conclude Pittoni – un meccanismo virtuoso a vantaggio della qualità generale”.
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