Completare le scuole superiori per competere meglio nel mondo, mentre chi abbandona la scuola è destinato a peggiori risultati non solo in termini di opportunità occupazionali e di guadagni, ma anche di salute e soddisfazione per la propria vita e lavoro: è per questi motivi che la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli vuole portare l’obbligo scolastico a 18 anni?
Pare di sì, secondo la Voce.info, perché “i benefici dell’istruzione non ricadono solo su chi effettua l’investimento ma si ripercuotono sulla società nel suo complesso a causa del loro impatto sulle finanze pubbliche (aumentano le entrate e riducono la spesa sociale), sulle prospettive di crescita, sulla criminalità, sulla partecipazione politica e anche sugli atteggiamenti verso minoranze e immigrati”.
{loadposition carta-docente}
Studi seri, scrive Lavoce.info, dimostrano che l’estensione dell’obbligo scolastico tende ad accrescere il livello medio di istruzione della popolazione, anche se “l’allungamento dell’obbligo scolastico comporta dei costi: a parità di rapporto tra studenti e docenti, aumenta la domanda di docenti e di strutture scolastiche. Per generare benefici, un aumento dell’obbligo deve poter incidere sulle effettive competenze acquisite dagli studenti, e possibilmente migliorare la transizione scuola-lavoro” e una migliore “offerta pre-scolare può ridurre l’abbandono scolastico non subito, ma tra 10-15 anni. Non sono da trascurare poi i benefici più immediati in termini di maggiore tasso di partecipazione femminile in una società che invecchia rapidamente”.
“Accrescere l’obbligo scolastico può rappresentare un messaggio importante e avere un valore simbolico. Esso però contribuirà a formare gli individui altamente qualificati, creativi e flessibili che i nuovi sistemi produttivi richiedono solo se il tempo speso a scuola sarà davvero utile a questo scopo e ciò dipende da una quantità di fattori tra cui spiccano la motivazione e la qualità dei docenti”.