Si conclude il 2018, un altro anno di fuoco per la scuola.
Si sono succeduti nel corso dell’anno due ministri: fino a giugno a sedere sulla poltrona di Viale Trastevere c’era Valeria Fedeli, esponente di un governo di centro-sinistra. Adesso il nuovo titolare è Marco Bussetti, rappresentante della Lega nel governo con il Movimento Cinque Stelle.
Tanti sono stati gli argomenti all’ordine del giorno che hanno avuto risalto non solo nella stampa specializzata, ma anche su quella generalista: dal rinnovo del contratto per docenti e dirigenti scolastici, ai casi di violenza sui docenti passando per l’indizione di nuovi concorsi per l’assunzione di personale e per lo svecchiamento della classe docente.
La Tecnica della Scuola, per la prima volta, ha realizzato un’intervista, a cura di Andrea Carlino e Fabrizio De Angelis, su più punti con i sindacati della scuola (Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals e Gilda).
Un modo per fare il bilancio del 2018 e per pianificare le priorità per il 2019.
Sei domande sui temi più importanti del momenti a cui hanno risposto i leader delle principali organizzazioni sindacali.
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TECNICA DELLA SCUOLA – Il nuovo contratto docenti e ATA prevede aumenti ancora inferiori alle aspettative. Nel frattempo, prende corpo il contratto dei Ds, che invece prevede aumenti soddisfacenti. Cosa pensate di questa differenza di trattamento?
FLC CGIL – Bisogna distinguere i terreni del confronto negoziale. Non si possono comparare le sezioni del Comparto (scuola, università, ricerca e afam) con l’ Area dirigenziale dello stesso Comparto, la quale, peraltro, riguarda non solo i DS ma anche gli altri Dirigenti dell’Area. Gli aumenti ai Dirigenti scolastici sono un parziale risarcimento delle decurtazioni stipendiali subite in questi dieci anni e si consideri che essi ancora non hanno raggiunto la parità di trattamento dei loro colleghi del Comparto. Per i Docenti e ATA riteniamo del tutto insufficienti le risorse previste in legge di bilancio: noi rivendichiamo per Docenti e Ata della scuola stipendi di livello europeo; magari da raggiungere in un paio di contratti ma con un cammino e un tempo certi e definiti.
CISL SCUOLA – Noi pensiamo che riallineare i dirigenti scolastici ai trattamenti della dirigenza pubblica fosse doveroso, come lo è allineare gli stipendi del personale docente e ATA con la media degli altri Paesi europei. Dovrebbe essere superfluo dire che altro è ragionare di 7.000 posizioni stipendiali, altro doverne considerare più di un milione: su numeri così grandi il fabbisogno di risorse è ben diverso, servono impegni straordinari di investimento, che da tempo rivendichiamo, ai quali non si fa certo fronte solo con parole e promesse. Ci attende un rinnovo contrattuale, sarà per tutti una prova dei fatti.
UIL SCUOLA – I contratti non si rinnovano sui desideri o sulle aspettative ma sulla base di concrete azioni, che non attengono solo alle rivendicazioni, ma al grado di condivisione che riescono a conseguire in termini di risorse da destinare al loro rinnovo. Tutti i contratti sono stati rinnovati sulla base dell’accordo con il Governo (quello del 30 novembre 2016) su un aumento medio del 3,48 %, compreso quello della dirigenza scolastica. Il contratto della dirigenza – che rimette anche il personale dirigente in connessione con il modello della Comunità educante – ci sembra l’esempio da seguire per individuare le risorse aggiuntive per superare il divario esistente nell’intero comparto.
SNALS – Gli incrementi ai dirigenti scolastici derivanti dalle risorse contrattuali sono uguali in termini percentuali a quelli del comparto e corrispondono al 3,48%, mentre gli altri aumenti riassorbono le decurtazioni subite sulla retribuzione negli ultimi dieci anni e preparano la strada all’equiparazione retributiva alle altre dirigenze con le ulteriori sequenze della contrattazione integrativa. In conclusione possiamo dire che il giusto riconoscimento delle responsabilità dirigenziali ci troverà sempre d’accordo se sarà coniugato, nelle prossime sequenze contrattuali di comparto, alla giusta retribuzione del lavoro di tutto il personale della scuola e del riconoscimento equo di tutte le voci del salario accessorio.
GILDA – Non solo la differenza degli aumenti è assolutamente sproporzionata, perché parliamo di oltre nove volte il misero incremento stipendiale dei docenti, ma tutti sanno benissimo che gran parte delle funzioni organizzative e gestionali vengono delegate nella vita quotidiana delle scuole agli stessi insegnanti in cambio di compensi irrisori. È giunto il tempo di alzare la testa e iniziare a declinare tutte quelle attività non obbligatorie che sarebbero di competenza del dirigente.
TECNICA DELLA SCUOLA – La riforma delle pensioni, come prevista dalla legge di bilancio 2019, la famosa quota 100, andrebbe a penalizzare il personale della scuola. Quale correttivo sarebbe auspicabile?
FLC CGIL – Premesso che non si sa nulla sulla proposta di quota 100, che sarà oggetto di provvedimento successivo, la penalizzazione deriva dall’introduzione di meccanismi di finestre di uscita che, sembrerebbe, per i dipendenti pubblici sposterebbero in avanti di 6 mesi l’uscita per pensionamento dalla data di maturazione. In questo caso il personale della scuola, che è condizionato da una sola finestra di uscita alla fine dell’anno, si troverebbe nella condizione di non potervi più accedervi, pur avendo i requisiti, se non prevedendo la riapertura dei termini o meccanismi di tutela specifici.
CISL SCUOLA – Non abbiamo in realtà punti di riferimento certi, si possono solo fare supposizioni non si sa quanto fondate. Se per esempio si ragiona di finestre di uscita, andrebbe considerata la particolare condizione del personale scolastico che va in pensione solo il 1° settembre; se ne tenga conto, altrimenti il rischio è che nuove opportunità, se ci saranno, slittino per chi lavora nella scuola all’anno successivo.
UIL SCUOLA – L’unico correttivo sarebbe quello di prevedere nella legge collegata alla legge di bilancio, una misura per la riapertura dei termini. Provvedimento indispensabile per consentire a coloro che dovessero raggiungere i requisiti di poter accedere alla pensione, già dal 1°settembre 2019.
SNALS – Certamente il personale scolastico, che ha un’unica finestra annuale, prevista al termine dell’anno scolastico, con quota 100, che prevede finestre di 3 o 6 mesi, rischierebbe in alcuni casi di dover attendere il pensionamento da un minimo di 15 mesi fino a 18 mesi dalla data di maturazione dei requisiti.
Per evitare questa penalizzazione, il correttivo potrebbe essere la possibilità di andare in pensione, per chi si avvarrà della quota 100, durante tutto l’anno scolastico, come, per esempio, pensionamento per inabilità, salvaguardie e altro.
GILDA – Il Governo potrebbe perlomeno introdurre delle misure per alleggerire il carico di lavoro che grava sui docenti più anziani. Da anni la Gilda chiede che negli ultimi 5 anni di servizio gli insegnanti possano sommare part-time e pensione o, in alternativa, dimezzare l’orario di lavoro utilizzando la quota residua per attività di tutoraggio dedicate ai colleghi giovani.
TECNICA DELLA SCUOLA – Bussetti vuole docenti under 30 in aula e snellire il reclutamento, con una riforma che prevede concorsi abilitanti per neolaureati. Siete d’accordo? Non andrebbe a penalizzare i precari storici?
FLC CGIL – Occorrono concorsi regolari indetti ogni due anni, un percorso selettivo e concorsuale meno lungo di quello attuale ma in grado di preparare alla professione (perché non basta sapere per sapere insegnare), un piano pluriennale e di grandi dimensioni di assunzioni su tutti i posti disponibili (sia quelli in organico di diritto sia quelli in organico di fatto). La nostra proposta è: operazione 200.000. 200mila immissioni in ruolo per debellare instabilità professionale, discontinuità didattica, precarietà. Uguale discorso vale per il personale Ata, a pieno titolo componente della comunità educante, come abbiamo sancito nel recente Contratto dell’Istruzione e Ricerca.
CISL SCUOLA – Noi abbiamo presentato una nostra proposta sul reclutamento, che tende a trovare il giusto equilibrio tra le opportunità da dare, con i concorsi ordinari, ai giovani neolaureati e il diritto di chi lavora precariamente per anni di vedere stabilizzato il proprio rapporto di lavoro. La logica del “doppio canale”, opportunamente rivisitata, a noi sembra molto meglio di tante velleità, tutte fallite negli ultimi anni.
UIL SCUOLA – Quello di snellire il reclutamento è un obiettivo condivisibile, ovviamente non si possono reclutare i docenti sulla base della sola situazione anagrafica. Bisogna valutare e dare prospettive a tutti, anche a quegli insegnanti che in questi anni hanno permesso il funzionamento delle scuole, con contratti a termine più volte reiterati. Procedura che, peraltro, è stata sanzionata dalla giustizia italiana ed europea. Proprio in questi giorni vi è un confronto serrato con il ministro per definire una fase transitoria che permetterebbe, con un concorso riservato, di mandare in cattedra un gran numero di docenti già a settembre prossimo.
SNALS – In un campo così delicato, prima di introdurre drastiche novità, è necessario un periodo di transizione a tutela del vasto precariato della scuola ed in ragione di quanto ci chiede l’Europa.
GILDA – Siamo convinti che prioritariamente vadano assunti a tempo indeterminato i precari storici, così come prescritto anche dalla Corte di Giustizia Europea. Dopo le stabilizzazioni, bisogna mettere a regime il sistema di reclutamento attraverso i concorsi che devono essere banditi con cadenza regolare.
TECNICA DELLA SCUOLA – Come riportato in un nostro articolo, se si tagliassero i progetti extracurricolari e i relativi fondi del MOF e delle progettualità dei programmi operativi nazionali, i docenti potrebbero godere anche di una quattordicesima. Cosa ne pensate di questa proposta?
FLC CGIL – Pensiamo che il MOF vada incrementato perché è l’unico vero strumento che ha consentito negli anni e che consente tuttora alle scuole di esercitare l’autonomia didattica e organizzativa e, con opportuni altri finanziamenti, consentirebbe anche l’esercizio dell’autonomia di sperimentazione e ricerca finora assai trascurata. Lo stipendio base va aumentato di per sé fino ad attingere i livelli stipendiali europei. Non esistono per noi scambi impropri fra il giusto riconoscimento del lavoro professionale e il giusto riconoscimento del lavoro aggiuntivo e progettuale. L’uno senza l’altro o l’uno contro l’altro non sono pensabili.
CISL SCUOLA – Ci sembra una partita a somma zero, per qualcuno forse suggestiva ma che in realtà lascia sostanzialmente le cose come stanno. Togliendo nel frattempo qualche margine di flessibilità alla progettualità delle scuole e alla stessa contrattazione d’istituto.
UIL SCUOLA – Al personale della scuola non serve il “contentino” di una 14^ mensilità che sarebbe frutto, solo della diversa distribuzione delle risorse esistenti nel comparto. Quello che va fatto prioritariamente, invece, è colmare il gap retributivo, una vera e propria emergenza a cui la politica deve dare una risposta, così come è avvenuto per la dirigenza scolastica, con risorse aggiuntive finalizzate.
SNALS – Nelle nostre linee di Piattaforma per il prossimo CCNL 2019-2021 abbiamo chiaramente precisato che permane l’urgenza di riconsiderare l’impianto retributivo dei docenti per adeguarlo agli standard dei paesi europei. In merito, chiediamo, tra le altre cose, proprio la contrattazione nazionale di tutte le voci retributive del personale e la progressiva destinazione alla retribuzione tabellare di tutte le risorse destinate ai compensi accessori.
GILDA – Da sempre la Gilda degli Insegnanti è contraria alla scuola progettificio che impegna risorse umane ed economiche in attività che raramente sono di supporto alla didattica e spesso, invece, servono soltanto a elargire qualche gratifica allo staff del dirigente scolastico. La proposta di destinare quei fondi e quelli del MOF all’istituzione della quattordicesima ci trova favorevoli, ma prima ancora rivendichiamo lo scatto di anzianità del 2013 che è stato vergognosamente scippato agli insegnanti.
TECNICA DELLA SCUOLA – Aumentano i casi di violenza sui docenti. Non sarebbe il caso di istituire il reato specifico di violenza sugli insegnanti durante l’esercizio delle proprie funzioni?
FLC CGIL – Pensiamo che siano sufficienti le norme esistenti. Gli episodi di violenza sono epifenomeni di una cultura: la cultura dell’iposocializzazione, dell’insufficienza di una certa genitorialità, della carenza di una politica che, non investendo nella scuola, lancia messaggi svalorizzanti e negativi sulla scuola e sui suoi professionisti.
CISL SCUOLA – Più che rubricare nuovi reati, si sanzionino in tempi giusti quelli commessi e soprattutto si cerchi di prevenire il loro verificarsi, con una presa di coscienza e di responsabilità dell’intera comunità di cui la scuola è parte. La scuola troppo spesso è lasciata sola: il concetto di comunità educante che abbiamo introdotto nel CCNL non riguarda solo le relazioni all’interno della scuola, tra le figure professionali, ma anche e soprattutto quelle con alunni, famiglie, istituzioni, società.
UIL SCUOLA – I docenti sono già dei pubblici ufficiali ed in quanto tali, suscettibili di una particolare tutela giurisdizionale. L’unica maniera per eliminare, o almeno attenuare i fenomeni di violenza, è quella di prevenirli restituendo ai docenti quel prestigio ed autorevolezza che gli viene negata, anche attraverso incrementi retributivi adeguati.
SNALS – Sarebbe opportuno rendere efficace il sistema scuola basato su interdipendenza e sinergia tra gli stakeholders che ne fanno parte, avere una condivisione unitaria degli obiettivi da conseguire (la crescita ed il miglioramento della persona studente) e rispettare i ruoli di tutti sulla base di una educazione permanente intesa come l’attività, influenzata dalle varie culture, volta allo sviluppo e alla formazione di conoscenze e facoltà mentali, sociali e comportamentali in un individuo.
GILDA – Le leggi a tutela del pubblico ufficiale, quale è l’insegnante nell’esercizio delle proprie funzioni, esistono già e non ravvediamo la necessità di istituire un reato specifico per punire le aggressioni ai danni dei docenti. Ciò che serve, piuttosto, è recuperare il prestigio degli insegnanti e dell’istituzione scolastica, elaborare opportune forme di prevenzione e, quando occorre, anche di repressione.
TECNICA DELLA SCUOLA – In legge di bilancio è prevista l’abolizione degli appalti esterni di servizi di pulizia delle scuole. Grazie alla misura, andrebbero assunti 12mila nuovi profili professionali. Sono numeri soddisfacenti?
FLC CGIL – Da anni ci battiamo affinché nelle scuole non esistano più servizi dati in appalti esterni, perché in un comunità educante ognuno ha e deve avere un ruolo. Perciò, questa anomalia, di avere personale non integrato nell’istituzione e che dura dal 1999, va superata. Non si tratta di 12.000 profili professionali ma di 12000 unità organiche di collaboratore scolastico che devono essere internalizzate. Va poi fatta chiarezza: con tali internalizzazioni (posti esistenti dal 1999) il problema del precariato non c’entra nulla, perché, al netto di questa operazione, occorre una massiccia immissione in ruolo di personale amministrativo tecnico e ausiliario non solo a copertura del turn over ma anche dei posti in organico di fatto che da anni sono ormai consolidati e nei fatti diventati a pieno titolo organico di diritto.
CISL SCUOLA – Da tempo stiamo denunciando una vera e propria emergenza organici per il personale ATA. Si rimpiazza solo il turn over e il tasso di precarietà raggiunge in alcune aree territoriali fino al 40% per il profilo dei collaboratori scolastici. Ricondurre pienamente alla gestione dell’Amministrazione il personale, superando le esternalizzazioni, va benissimo, ma resta il problema di una dotazione complessivamente insufficiente.
UIL SCUOLA – E’ una misura che chiediamo da tempo e che i Governi che si sono succeduti non hanno avuto il coraggio di affrontare, sia per un approccio neo liberista orientato al modello privato, sia per diversi e molteplici interessi che si sono cristallizzati nel tempo.
SNALS – Attualmente l’esternalizzazione delle pulizie comporta una decurtazione di circa 11.800 posti di collaboratore scolastico, poiché nelle scuole dove operano le imprese l’organico è diminuito del 25% rispetto alla dotazione ordinaria. Se venissero quindi inserite 12.000 unità di personale ATA, non potrebbe che essere un fatto positivo, anche se non risolutivo rispetto al drastico taglio subito dall’organico ATA negli scorsi anni. Bisogna anche segnalare che il compito del collaboratore scolastico non è solo legato alle pulizie dei locali, ma comporta anche attività di sorveglianza e di supporto agli alunni in situazione di handicap e se, come sembra, i 12mila posti dovessero essere assegnati al personale ex LSU in servizio nelle scuole alle dipendenze delle ditte appaltatrici, questo avverrebbe a scapito di quanti hanno già maturato esperienza lavorativa nel profilo e sono inseriti nelle graduatorie permanenti e nelle graduatorie di III fascia.
GILDA – Si tratta sicuramente di un intervento positivo perché riduce il numero dei servizi esternalizzati e aumenta l’occupazione nel mondo della scuola. Speriamo che questo sia il primo passo verso la completa estinzione degli appalti esterni nel settore delle pulizie scolastiche.
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