Anche a scuola è tempo di elezioni: consigli di classe e rappresentati d’istituto. Ricordo che ai tempi del liceo si organizzavano veri e propri comizi, momenti di dibattito, volantinaggio. Ci si scontrava amichevolmente su temi importanti della nostra vita scolastica, su come rendere il quotidiano un’esperienza di crescita umana e culturale, un tempo in cui la vita non restasse fuori dall’aula e dai libri.
Si parlava dei famigerati “Decreti delegati” degli anni Settanta, li si studiava pure, sembravano davvero una conquista da rivoluzionari.
Sto parlando degli anni Novanta, non del famoso e internazionale ’68, per quanto siano passati quasi 20 anni dalla mia maturità! E oggi?
I “Decreti delegati” più che famigerati sono mitici e sconosciuti, e ciò che spinge gli studenti a candidarsi non sembra in certi casi la passione per la scuola o per la politica, quanto un certo interesse personale, quest’ultimo anche legato a gruppi organizzativi di discoteche o a rami giovanili di partiti.
Mi piacerebbe essere smentito e so che alcuni ragazzi hanno a cuore il bene di tutti politicamente, ma dove lo mostrano, dove lo fanno sentire e come? La responsabilità è ancora una volta di noi adulti e educatori, compresi quelli che i “Decreti” li conoscevano quasi a memoria; cosa abbiamo consegnato alle generazioni successive? Cosa stiamo facendo in questo tempo per aiutarli a comprendere che l’impegno negli organi collegiali non è un segno di potere e di successo personale, quanto di lavoro e servizio? Chi ha detto e dice a queste giovani menti che la scuola non è migliore perché fa tante iniziative, ha molte strutture, infiniti progetti, le migliori tecnologie, organizza feste da sballo, mette in atto scambi culturali?
Certo così migliora, offre servizi, ma non è e non sarà il laboratorio di idee, di studio, di cultura, pensiero critico, relazioni significative che dovrebbe essere. Noi abbiamo trasmesso loro poco, ma la politica partitica ha testimoniato il peggio di sé, offrendo modelli banali, instabili, deboli, poco seri, doppiogiochisti, al ribasso, furbetti, egoistici. Così è facile sentire studenti che presentano candidature agli altri promettendo in cambio qualcosa di privato, garantendo ingressi gratis qua e là, e poi le solite cose: le partite di calcio tra le scuole, la tessera studenti per gli sconti, il nome dell’istituto nel gota delle scuole della provincia, le feste da ballo, ecc.
C’è la veemenza del politico navigato in qualcuno, chi si fa scrivere i discorsi da altri, chi accusa l’avversario, chi si fa sponsorizzare, chi non promette nulla…di buono, chi si candida ma dice non voler essere eletto, chi afferma che grazie lui/lei si potrà fumare liberamente, avere la macchina del caffè e più carta igienica in bagno per tutti. Manca qualcosa, spero di sbagliarmi, ma manca qualcosa!