Il SISA riconosce a Renzi un impegno sui temi di genere, finalmente tra i ministri lo stesso numero di donne e uomini, forse un rammarico perché confermando la meritoria Cecile Kyenge l’Italia avrebbe avuto, dopo 150 anni di storia unitaria, un governo con più donne che uomini.
Apprezziamo la determinazione, il piglio costruttivo del primo ministro, con la viva speranza che non si volga in un deleterio accentramento autoreferenziale, l’Italia non necessita di dittatori, ha già avuto un secolo fa un coetaneo di Renzi, come lui 39enne, tantomeno ha bisogno di un primo ministro prono ai poteri forti, dall’eurocrazia finanziaria ai potentati nostrani.
Tuttavia sono immutate le preoccupazioni rispetto ai temi che toccano nel vivo il destino della scuola italiana.
Il Fiscal Compact, grazie ai meravigliosi equilibrismi dilatori di Letta (vedasi comunicato SISA 3.2.14), è rinviato di un anno, ma tutti gli altri problemi restano immutati. Il reddito di cittadinanza non è nel programma del governo, quando dovrebbe esserlo, essendo la sola alternativa al baratro sociale.
Il SISA esige mille euro al mese dai 18 anni alla pensione, senza vincoli ma con un sistema di erogazione europeo, in cui al cittadino non sono dati i soldi, ma casa, cibo, vestiario, accesso alla cultura. Solo il reddito di cittadinanza senza condizioni permetterà di abbattere lo sfruttamento lavorativo che di fatto annulla surrettiziamente le norme dello statuto dei lavoratori, in un drammatico silenzio generale, a partire da quello del sindacalismo confederale.
Nel discorso al senato Renzi ha detto poco, quasi nulla, sulla scuola, rimandano alle sue già espresse intenzioni di valorizzare il merito valutando i docenti secondo i risultati del loro studenti, dimenticando che insegnare ai ragazzi delle estreme periferie non porterà mai agli stessi risultati scolastici dei figli dei professionisti del centri cittadini. Certo c’è il piano sull’edilizia scolastica, era ora, visto che rischiare la vita tra pericolanti calcinacci è aberrante ed è una violenza a cui ci hanno obbligato e ci obbligano da anni e che abbiamo denunciato – come SISA – da lungo tempo.
La situazione della scuola ci pare aggravata dalla scelta di un ministro di chiaro orientamento liberista, espressione del movimento politico di Mario Monti. Al ministro Giannini auguriamo buon lavoro, ma ci preoccupa, con tutta evidenza, che sia stata scelta per viale Trastevere una esponente di un partito che ha proposto, fortunatamente a oggi senza successo, l’aumento dell’orario di servizio a parità di stipendio per i docenti, con evidente e conseguente eliminazione di quote rilevanti di precari, che sarebbero ricacciati tra i disoccupati.
Il SISA conferma, come sempre, la piena disponibilità al dialogo e al confronto con il ministro, a partire dal tema della necessità dei ragazzi italiani di diplomarsi a 18 anni come nel resto d’Europa, ma non eliminando un anno di superiori, bensì riducendo a due gli anni delle medie, senza nessuna riduzione del personale, docente e Ata, come articolatamente abbiamo proposto già da alcuni anni.
Alla luce di tutto ciò il SISA, conferma lo sciopero dell’11 aprile. La scuola merita centralità nella costruzione del futuro, perché senza scuola e università non c’è futuro. Un futuro alla cui costruzione il SISA è da sempre impegnato.
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