Il tentativo di aumentare i carichi di lavoro degli insegnanti senza un corrispondente aumento salariale è un tormentone che si tracina ormai da due anni.
I diversi ministri che si sono succeduti non sono ancora riusciti ad attuarlo, ma il tema è sempre presente in agenda politica e ciclicamente qualcuno, anche in forme alternative, lo ripropone.
Ricordiamo il tentativo, poi naufragato inesorabilmente, del ex ministro dell’Istruzione Francesco Profumo che dalla sera alla mattina aveva disposto nella legge di stabilità 2013 l’aumento dell’orario di lavoro settimanale dei prof delle scuole secondarie, da 18 a 24 ore settimanali.
Il Governo Monti di cui Profumo faceva parte, con la legge di stabilità 2013 sferrava un preciso attacco al welfare e al lavoro pubblico.
Per quanto riguardava la scuola, oltre alla decisione della proroga del blocco dei contratti fino a tutto il 2015 e degli scatti d’anzianità anche per l’annualità 2013, Francesco Profumo, sognando una scuola sempre aperta per tutta la giornata e per un anno intero, pensò di inserire la norma dell’aumento di un terzo dell’orario di lavoro dei prof della scuola secondaria a parità di salario.
Si trattava di obbligare i docenti delle scuole secondarie a lavorare 6 ore in più a settimana gratis et amore Dei. In buona sostanza un provvedimento, tentato e mai approvato, le cui conseguenze sarebbero state maggiori carichi di lavoro per i docenti, la riduzione di migliaia di supplenze brevi, corsi di recupero svolti senza compenso accessorio.
A distanza di 2 anni con a capo del Governo Matteo Renzi e come responsabile del Miur Stefania Giannini, si tenta di riproporre la stessa cosa? Sembrerebbe proprio di si, anche se non si parla più di 24 ore ma più genericamente di aumento del carico di lavoro a parità di stipendio per tutti i docenti delle scuole di ogni ordine e grado.
In sostanza gli insegnanti italiani saranno chiamati a lavorare di più a parità di stipendio, questo è quello che potrebbe essere contenuto nella prossima legge di stabilità 2015. Siamo alle solite si tenta di aumentare il carico di lavoro dei docenti a parità di salario, per consentire risparmi cospicui su supplenze brevi e corsi di recupero. Ancora una volta appare lo spettro della violazione del contratto collettivo nazionale della scuola che perderebbe efficacia anche per quanto riguarda gli aspetti dell’orario di servizio e della retribuzione degli stipendi.
L’auspicio è che non si verifichi una cosa del genere e che si rispettino le norme contrattuali vigenti. Molti insegnanti dicono no all’aumento dei carichi di lavoro a parità di salario e pensano già a boicottare leggi che impongano l’obbligo di svolgere corsi di recupero o viaggi d’istruzione senza avere nessuna retribuzione per il lavoro aggiuntivo svolto. Ma come potrebbero boicottare i professori un obbligo di legge che prevede ore di lavoro in più all’interno dello stesso stipendio mensile? Qualcuno parla, ma forse più di qualcuno, del ritorno al 6 politico e per incanto nessuno studente avrà il debito scolastico e il bisogno di corsi di recupero. Per le supplenze brevi che andranno a gravare sempre sulle spalle di chi è onnipresente si prevedono sindromi patologiche di stress acuto, che porteranno ad un innalzamento delle percentuali di malattie.
Insomma sembra che i prof non ci stiano a lavorare di più senza avere la giusta ricompensa. E poi che merito sarebbe questo? Attendiamo la legge di stabilità convinti di trovare norme eque, giuste e soprattutto rispettose del contratto scuola vigente.
Lucio Ficara
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