Come di consueto, sistematicamente, e non solo all’inizio di un nuovo anno scolastico, i cardini della scuola cigolano tra le tenaglie delle vecchie e nuove polemiche di personaggi più o meno illustri, le solenni promesse e gli interventi politici rimangono nella loro fondamentale nudità e coprono di una superficiale patina di vernice l’inestimabile tesoro comune della cultura e dell’educazione.
Nella scuola dimenticata e troppo spesso ingiustamente accusata, confluisce e si fa cosciente ogni vicenda umana dalla più lieta alla più triste; è nostro dovere di insegnanti renderci costantemente sensibili alle difficoltà della vita in tutte le sue forme e manifestazioni e, soprattutto, essere consapevoli delle sempre più complesse e articolate problematiche educative del nostro tempo.
La nostra società, inesorabilmente, da Nord a Sud, continua a correre verso mutamenti etici, ideologici, tecnologici e strutturali, di cui, spesso, non si è in grado d’intravvederne il peso, la dimensione, il profilo, i rischi e le responsabilità.
Le spinte sociali sono ormai troppo forti per ignorarle e il respiro educativo, rispetto alla gravità dei problemi, è sempre più corto, come sempre più angusto e triste appare l’orizzonte della vita, sempre più insidioso lo spazio vitale di tanti ragazzi vittime di artifici nei quali il piacere, il vizio, la trasgressione e il denaro occupano un posto primario e dove la fragilità e la paura si alternano, senza dare il tempo necessario per cogliere l’arida successione di un sottile inganno che investe e cattura tante giovani vite.
Non si tratta di imporre ai giovani una virtù liberatrice capace di risolversi in un processo morale, ma di riscaldare i loro cuori, liberarli dall’affanno delle false parole e portarli alla scoperta di quei valori fondamentali che alimentano e fanno crescere la vigorosa pianta della civiltà.
Vi è insomma, pur nell’innegabile relatività storica, che condiziona il nostro pensiero, la necessità di un principio educativo universale, chiamato ad assicurare a tutti l’uguale punto di partenza e sviluppare quella libertà che rende ciascuno consapevole e responsabile delle proprie azioni.
Si tratta di lavorare su quella forza eternamente viva, l’educazione, che nasce dalla meditazione, travalica il tempo, sviluppa la ragione, ci indirizza verso l’alto e dà valore alla vita.
Ogni cosa cambia attorno e dentro la mente umana e noi diciamo che questo è progresso, che questa è l’inarrestabile marcia in avanti. Ma la grande bufera imperversa, le segrete angosce e i dolorosi tormenti avanzano, la cultura non soddisfa, l’anarchia vince sull’ordine e la capacità di interpretare le voci più nascoste affoga nelle generiche indicazioni di loquaci opinionisti o improvvisati investigatori dei sistemi educativi e dei fatti umani.
È nostro dovere fare di tutto per salvare qualcosa di quel tesoro di cui in comune godiamo. La cultura, la scuola e l’educazione sono la prima certezza della nostra umanità. Il rispetto che ad esse portiamo, permette di indirizzare liberamente lo sguardo verso un più vasto orizzonte, di bagnare la mente di quella benefica rugiada che illumina la nostra opacità e di far volare i giovani sulle ali della confidenza e della fiducia.
La scuola è come la corolla di un grande fiore sulla quale, come le api operaie, docenti mai stanchi si posano.
Bisogna pur riconoscere che l’impegno educativo e didattico di tanti operatori scolastici ha una forza che nutre la mente, che dà asilo alla cultura ed è così grande che le critiche, le offese, lo scetticismo, il tempo e lo spazio non possono divorare.
Le statistiche negative sulla scuola abbondano, il Governo ha deciso di intervenire sulle povertà educative, sul disagio giovanile, sulla devianza minorile, ma i toni, anziché lievi e graditi, continuano ad essere prevalentemente forti e nessuno, voltandosi indietro, ha voglia di scrivere sulla lavagna i propri debiti.
Benefica la voce di chi non pontifica, non accusa, non condanna, ma apre un dialogo e germina pensieri per dare luce a quelle zone nelle quali l’ignoranza, la paura e i pregiudizi oscurano la mente.
In questi giorni, il silenzio nelle aule fa quasi trattenere il respiro e vi è voglia di spalancare le finestre per far entrare la forte volontà e l’alta speranza di sottrarre i nostri alunni alle nebbie dell’indifferenza.
Nel circolo delle idee la scuola invoca più rispetto, sempre, perché vuole continuare a testimoniare forza e coraggio contro una società che, attraverso arlecchinesche combinazioni, condanna la cultura ad un pietoso immobilismo.
Fernando Mazzeo
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