Spendere meno soldi pubblici ed utilizzare i risparmi per far funzionare meglio la scuola e ridurre le tasse dei cittadini: chiederlo è stato Angelo Buscema, in rappresentanza della Corte dei Conti, durante un’audizione, tenuta l’8 ottobre, alle commissioni riunite Bilancio della Camera e del Senato sulla Nadef 2019,
Resta indispensabile, ha detto, perseguire una riqualificazione della spesa pubblica, puntando al “miglioramento dell’efficienza” della pubblica amministrazione.
Buscema ha chiesto di attuare “un attento screening della qualità dei servizi e una più penetrante capacità di misurazione dei risultati”.
“Solo con un’attenta selezione delle attività da continuare a finanziare è possibile rendere compatibile il sostegno di progetti di investimento con la realizzazione di sistemi e livelli di istruzione e formazione all’altezza dei nostri partner e, naturalmente, liberare risorse per una riduzione dell’onere fiscale“.
Per il rappresentante della Corte di Conti, dunque, “occorrerebbe una puntuale indicazione delle categorie di spesa suscettibili di revisione e tagli, anche al fine di limitare l’impatto su alcuni servizi pubblici essenziali già pesantemente colpiti nell’assegnazione di risorse pubbliche”.
Della richiesta di Buscema di attuare una maggiore spending review, per dare ossigeno alla scuola, potrebbero beneficiare sicuramente docenti e Ata: le due priorità del Governo M5S-PD, infatti, sono quelle di sistemare una volta per tutte il reclutamento e incrementare i compensi dei lavoratori, ad oggi, nel caso dei docenti in fondo alla classifica Eurydice, e, livello nazionale, se si considerano anche gli Ata, buoni ultimi di tutta la PA italiana.
Quello che non è chiaro, però, è come individuare gli sprechi pubblici: si tratta di un’operazione non certo di poco conto, considerando lo stato conservativo con il quale viene condotto tradizionalmente l’apparato pubblico italiano, nessun comparto escluso.
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