Si fanno sempre più numerose le storie di bullismo e di baby gang all’assalto di coetanei. Mario Rusconi, presidente dell’Associazione nazionale presidi di Roma, sul tema ha le idee chiare e propone di agire sul tempo scuola: più tempo pieno è la sua proposta per tenere in classe gli studenti delle zone fortemente disagiate e ad alto rischio criminalità come sono certi quartieri delle grandi città, da Milano a Napoli.
Cosa rimane, dunque, a molti giovani adolescenti se non il muretto, la piazza, gli spazi aperti utilizzati per scontri non solo a parole? Chi opera nel settore dell’istruzione e dell’educazione da anni può disporre di una letteratura socio-pedagogica utile, non dico a risolvere del tutto, ma certamente ad attenuare questi inquietanti fenomeni giovanili. Il tempo, ancora una volta. Lo dichiara al Corriere della sera.
E chiede scuole con mense inserite negli edifici di tutti gli ordini e gradi. Con attività pomeridiane quali il cinema, il teatro, la musica, il ballo, lo sport, la psicologia, le letterature straniere, l’educazione sessuale, la grafica, i media… Insomma, una istituzione aperta ai giovani, attraente, civilmente europea…
Ma qual è la fattibilità della proposta? Facciamo il punto sulle mense scolastiche (e indirettamente sul tempo pieno) così come da interventi legati al Pnrr.
Alle mense sono destinati, in maniera propedeutica rispetto all’estensione del tempo pieno nelle aree del Paese attualmente sprovviste, 400 milioni di euro per 1000 spazi aggiuntivi o riqualificati. Un investimento che dovrebbe andare a coprire il fabbisogno del 26.2% delle scuole del primo ciclo, ancora prive dei locali e dei servizi mensa.
A che punto siamo? Quali tempistiche? L’avviso pubblico è datato dicembre 2021, quasi un anno fa; in queste settimane si starebbe svolgendo, secondo il timing del ministero dell’Istruzione, la procedura di aggiudicazione e avvio lavori, che dovrebbe chiudersi nel 2023; l’esecuzione dei lavori è pianificata per il 2024-2025, con chiusura nel 2026.
Ma l’estensione del tempo pieno comporta anche un maggiore impiego di risorse umane, chiaramente, per le quali, come spiegato più volte, non si potrà attingere ai finanziamenti del Pnrr, dato che il Piano di ripresa e resilienza è un supporto destinato a interventi una tantum, in grado di rilanciare il sistema scolastico sul fronte edilizia, innovazione, sostenibilità, organizzazione, ecc, ma non sul fronte degli stipendi, per i quali ogni Stato deve contare sulle proprie risorse di bilancio. Ciò comporta che le scuole potrebbero decidere di delegare all’esterno (associazioni, cooperative, ecc) le attività pomeridiane piuttosto che realizzare progetti strettamente didattici legati alle discipline ordinarie.
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