Nel momento in cui hanno chiesto un adeguamento del loro contratto, che le inquadrava come uscieri e vigilanti, dieci operatrici museali che da diversi anni lavorano nella sede della Fondazione Magnani-Rocca, tra i 30 e i 40 anni, tutte storiche dell’arte laureate con pluriennale esperienza nei beni culturali, sono state licenziate.
«Dopo la richiesta di messa in regola, hanno perso il loro posto di lavoro», racconta Francesca Benedetti, segretario generale della Fisasca Cisl di Parma e Piacenza. «Lo sfruttamento in Italia non esiste solo nei campi, ma anche nei musei. E per amara ironia questo episodio si verifica proprio a Parma, eletta da poco capitale italiana della cultura 2020».
Alcune delle operatrici del museo -scrive Linkiesta- avevano cominciato a lavorare per la Fondazione Magnani-Rocca sin dal 2010. All’inizio il lavoro era retribuito con lettere d’incarico. Poi dal 2013 vennero proposti due contratti stagionali l’anno (part time), in modo da coprire le mostre temporanee della fondazione, reiterabili senza limiti, con diritto di prelazione tra una esposizione e l’altra.
Stipendio: 529 euro lordi, pari a 6,20 euro lordi l’ora. Più le visite guidate pagate extra come ore di guardiania ordinarie.
Il contratto sottoscritto era quello dell’ultimo dei livelli del contratto nazionale della vigilanza privata, come se fossero uscieri o fattorini. Nonostante le ragazze avessero tutte una laurea nel campo dei beni culturali, con percorsi di specializzazione alle spalle. E svolgessero per la fondazione compiti ben diversi dalla guardiania: visite guidate in italiano e lingue straniere per le mostre, traduzione di testi e la scrittura dei cataloghi, collaborazione agli allestimenti, conferenze in Italia e all’estero.
Qualcuna di loro era stata inviata persino in Giappone a rappresentare la fondazione. Un po’ troppo lontana per fare l’usciere.
E non solo, sembra pure che da giugno le guide del sabato e della domenica, pagate dai visitatori con un sovrapprezzo, potevano essere tenute anche dagli stagisti universitari e dagli studenti in alternanza scuola-lavoro.
Il sindacato ora ha impugnato l’ultimo contratto a termine e annuncia ricorso. «Sono lavoratrici esperte, che hanno lavorato per tutti questi anni con una passione e una professionalità incredibili», dice Francesca Benedetti. «Questo è solo uno dei tanti episodi che testimoniano la drammatica situazione lavorativa che coinvolge gran parte dei lavoratori che operano oggi nel settore dei beni culturali italiani».
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