Non si arresta l’opera di soccorso del Governo Meloni per le circa 10 mila scuole paritarie in Italia e le 100 all’estero: dalla Legge di Bilancio 2023 sono arrivati altri 70 milioni, portando a 620 milioni la somma per le scuole paritarie, dopo i 550 milioni del governo Draghi. Senza contare che all’inizio del corrente anno anche i Comuni sono andati in soccorso degli istituti paritari. È notizia degli ultimissimi giorni che i due decreti per il riparto di 1 miliardo e 200 milioni di fondi del Pnrr – destinati alla formazione di alunni, docenti e personale scolastico – siano rivolti pure alle paritarie.
È stato lo stesso ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara a sottolineare che “al riparto delle risorse complessive saranno ammesse anche le scuole paritarie non aventi fini di lucro”.
Già nei giorni passati, in un’intervista Tempi, il ministro Valditara aveva detto che “le scuole paritarie debbano avere una effettiva pari dignità” e che occorre “creare un contesto in cui non ci sia differenza di trattamento tra la scuola statale e quella non statale”.
Anche partecipando ad un convegno, il numero uno dell’Istruzione aveva chiarito: “Abbiamo deciso di ricomprendere anche le scuole non paritarie tra i beneficiari delle risorse Pnrr proprio perchè riteniamo che in Italia la scuola pubblica sia scuola pubblica a 360 gradi, senza alcuna distinzione, si tratta di risorse importanti che saranno distribuite, e il primo bando l’abbiamo fatto per l’accoglienza degli studenti ucraini, a ben 223 scuole paritarie che avranno finanziamenti per l’accoglienza di ragazzi ucraini”.
Al leader politico del M5s, Giuseppe Conte, la “mossa” pro scuole paritarie non è piaciuta: “Sulla scuola – ha detto l’ex premier – vedo da parte del governo un’iniziativa di forte impronta ideologica, anche fuor d’opera da parte del ministro Valditara, come l’idea dell’umiliazione degli studenti, o quando censura la preside Savino e non censura i giovani che hanno aggredito gli studenti davanti al loro liceo. Al di là di questo, ci sono tagli di miliardi con la riduzione degli istituti, specie al Sud. Abbiamo tassi di abbandono del 40%. Se elimini dei presidi civili e democratici, questi ragazzi che destino avranno?”, ha chiosato Conte.
Dalla maggioranza arrivano applausi, invece, per l’allargamento alle paritarie dei fondi del Pnrr: “Sulle scuole paritarie – ha detto Fabio Rampelli (FdI), vicepresidente della Camera – stiamo finalmente cambiando registro. È solo un anticipo rispetto alla volontà di concretizzare un sistema pubblico integrato, statale e paritario, che tenda a migliorare l’offerta educativa per gli studenti e le condizioni contrattuali per gli insegnanti”.
Maurizio Lupi, capo politico di Noi Moderati, tiene a dire che “dopo anni in cui con alcuni colleghi parlamentari ho sostenuto nelle sedi istituzionali che gli investimenti in educazione dovevano prevedere l’accesso alle risorse per tutti i soggetti del sistema scolastico pubblico, non solo per le scuole statali ma anche per quelle paritarie, dobbiamo riconoscere al ministro Valditara il valore di questi due attivi normativi importanti”.
Anche per Grazia di Maggio, deputato Fdi e componente della commissione Cultura della Camera, “è un segnale di grande novità e svolta la decisone del ministro dell’Istruzione di consentire anche alle scuole paritarie di accedere ai bandi Pnrr”.
Secondo padre Franco Ciccimarra, presidente Associazione Gestori Istituti dipendenti dall’Autorità ecclesiastica, l’inclusione delle scuole paritarie nei fondi del Pnrr “è un riconoscimento alle attività della Chiesa come ascolto e servizio autentico in favore dei circa 866.000 mila studenti delle paritarie in un contesto istituzionale di confronto e collaborazione con lo Stato Italiano. Un altro tema caro – aggiunge – è la disabilità dello studente come lesione dei diritti soggettivi nell’esperienza della scuola paritaria, una contrazione di libertà nella scelta educativa degli alunni, delle famiglie, delle scuole. E auspichiamo una nuova legge sulle paritarie che è ferma dal 2000”, ha concluso Ciccimarra.
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