Intervenuto all’incontro di presentazione dei progetti di Altagamma dedicati alla promozione dei mestieri tecnico-professionali dell’industria culturale creativa, il ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi ha affrontato i temi legati ai percorsi professionali degli studenti e alle riforme del Pnrr:
“Stiamo vivendo un momento difficilissimo, anni di pandemia, la guerra. Un’incertezza strutturale con un cambiamento di tecnologia. Ci siamo convinti che la globalizzazione fosse l’estensione di ciò che era prima, invece abbiamo capito che c’è un’entrata in gioco di nuovi scenari. La produzione non è più quella di prima. Quando parliamo di alternanza scuola-lavoro, sento dire “no alla fabbrica” quando quella fabbrica non c’è più. Prima della pandemia avevamo una perdita di identità, quasi che tutto fosse sostituibile e realizzabile ovunque. Siamo un Paese straordinario nell’inseguimento, essere capaci di assumere il ruolo di leader fa parte della stabilizzazione di un Paese. I nostri ragazzi oggi a scuola stanno male, me lo dicono tutti, perché hanno perso il tempo e lo spazio. Tutto è a portata di telefonino”.
“Va allargata l’esperienza di “Adotta una scuola”. Il governo ha scelto un Piano nazionale di ripresa e resilienza – spiega il Ministro – non sono contentissimo della parola ITS Academy, che ricorda le Academy aziendali, è una sorta di plug che dev’essere in grado di inserirsi. La seconda riforma che dobbiamo fare è quella della scuola professionale e tecnica. Non possiamo permetterci di avere tre passaggi. Ricordo l’orgoglio con cui si diceva “ho fatto il tecnico”, sennò non c’è appetibilità. Dobbiamo comunicare meglio le diverse competenze che si nascondono dietro nomi antichi. Poi abbiamo la riforma delle riforme che è l’orientamento. Bisogna avere punti di riferimento. Cosa vuol dire industria, produzione, economia. Poi abbiamo il tema del dimensionamento, cioè com’è organizzata la scuola nel territorio. Abbiamo bisogno di articolare la formazione in modo più complesso di come abbiamo fatto finora. Dobbiamo formare persone solide e sicure di loro stessi, poi li possiamo accompagnare verso le loro scelte. Le nostre scuole, partendo dai nidi, devono far affrontare il fuori senza paura. Sento tanta paura nei ragazzi. L’insegnante è l’adulto di riferimento. Gli anni di pandemia contribuiscono ad avere molte ansie, spesso noi adulti le trasferiamo ai ragazzi”.
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