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Pnrr, Fiorentino: “Tante sfide da affrontare, su tutte asili nido e reclutamento”

Un incontro sui temi centrali del momento, specie il Pnrr con le sue risorse e i suoi investimenti per la scuola. Ne ha parlato il Capo di Gabinetto del ministero dell’istruzione Luigi Fiorentino con Elena Ugolini del comitato dell’osservatorio Riparte l’Italia ed ex sottosegretaria all’istruzione.

“Negli ultimi due anni è cambiato il ruolo della scuola. Il Pnrr ha un obiettivo di fondo che è intervenire con delle riforme in quegli ambiti in cui l’Europa nel corso degli anni ha sollecitato i Paesi. E noi come Paese, siamo stati in ritardo, siamo tuttora in ritardo, quindi col Pnrr si devono colmare questi gap. Gli interventi che riguardano l’istruzione sono 17,59 miliardi, una parte significativa riguarda le infrastrutture, non soltanto edilizia scolastica tradizionale, anche se c’è un intervento di 800 milioni sulle scuole nuove, qualche giorno fa sono stati presentati i bandi. Poi c’è un intervento centrale che riguarda gli asili nido, 2,4 miliardi. Con quest’intervento si vengono a colmare i gap che ci sono nel Paese, in alcune aree non ci sono asili nido, soprattutto nel Mezzogiorno. La Campania, la Puglia, la Sicilia ma anche la Lombardia avranno tante risorse per colmare questo gap e avvicinarsi a quel 33% che è la soglia da raggiungere”.

“I fondi andranno ai Comuni e alle Città Metropolitane e le Province. Il governo sta creando dei servizi di supporto, una serie di convenzioni che stiamo stipulando. Vogliamo che i Comuni partecipino consapevolmente”.

La sfida del reclutamento

“Per quanto riguarda il sistema di reclutamento abbiamo un’indicazione molto precisa – spiega Fiorentino – dobbiamo costruire un sistema che permetta al Paese di reclutare gli insegnanti seguendo una programmazione, facendo dei concorsi annuali, riuscendo a coniugare meglio i percorsi universitari e il reclutamento. Qui c’è un problema forte, come l’università riesce a programmare la formazione dei giovani che vogliono dedicarsi alla didattica. Non basta essere un buon chimico per essere un buon professore di chimica perché c’è bisogno di essere capace, di avere quelle skill nella metodologia didattica per insegnare quella disciplina. Da un lato serve collegare il percorso universitario dei giovani, dall’altro il reclutamento che viene svolto dal ministero e la formazione on the job, e poi c’è l’ingresso nella carriera di docente. Stiamo pensando a un percorso che miri a valorizzare sia la parte di formazione universitaria sia la parte che prevede l’accesso. Il giovane entra con un contratto a determinato di un anno, in quell’anno svolge formazione on the job, ha un tutor che lo segue, al termine del percorso svolge un esame con un presidente esterno e se passa entra di ruolo per quella determinata disciplina. Questo è il meccanismo a cui stiamo pensando. Il Pnrr ci dice che dobbiamo assumere 70mila docenti con questo nuovo modello”.

Daniele Di Frangia

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