Al Pnrr non sono legate solo le riforme scolastiche ma anche gli investimenti in strutture e infrastrutture. Ciò che non viene finanziato con il Pnrr – è il caso di ricordarlo, dato che in campagna elettorale è stato sostenuto il contrario – sono gli stipendi. L’Europa ci viene in supporto con fondi che dovranno essere investiti una tantum, per migliorare il sistema scolastico, non per pagare gli stipendi al nostro personale. Come ha più volte spiegato il nostro vice direttore Reginaldo Palermo, “per interventi stabili e duraturi nel tempo, gli Stati (e quindi anche l’Italia) dovranno fare leva su risorse proprie. Si è parlato per esempio in questi mesi anche di usare i fondi del PNRR per favorire la diffusione del tempo pieno, ma è bene chiarire che con i fondi europei si potranno adeguare gli spazi scolastici, realizzare mense o acquistare scuolabus ma l’aumento degli organici dovrà essere fatto con risorse ricavate dal bilancio dello Stato”.
Come è possibile constatare, l’investimento che potrebbe davvero fare la differenza è quello relativo agli asili nido e alle scuole dell’infanzia, su cui il Governo punta anche per aumentare l’occupazione femminile in Italia, in termini di insegnanti assunte e di donne che potranno fare affidamento sui nidi per tornare alle proprie professioni.
Anche in questo caso, come in quello delle riforme scolastiche, parliamo di 6 ambiti:
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