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Pnrr, i fondi contro la dispersione scolastica non dovranno risolversi in una corsa all’acquisto di Lim

Contro la dispersione scolastica, fatte salve le critiche al ministero relative ai criteri di distribuzione delle risorse, agli istituti fortunati è arrivato un flusso di denaro importante: sono stati infatti stanziati i primi 500 milioni (dei complessivi 1,5 miliardi) che dovranno essere investiti per superare i divari territoriali. Nell’ambito della loro autonomia quindi le scuole sono chiamate sviluppare, anche in rete e in raccordo con gli altri soggetti del territorio, una progettualità pluriennale di ampio respiro per il miglioramento e l’arricchimento dell’offerta educativa e per sostenere apprendimenti e attività extracurricolari, anche prevedendo patti educativi territoriali e individuando un team dedicato di docenti e tutor esperti per la prevenzione della dispersione scolastica. VAI AL CORSO

Destinatarie dei finanziamenti circa 3.200 scuole secondarie di primo e secondo grado con studentesse e studenti nella fascia 12-18 anni, selezionate sulla base di indicatori relativi alla dispersione e al contesto socio-economico. Tali scuole – avverte il Mi – riceveranno (e stanno ricevendo) la comunicazione del finanziamento, ma anche la convenzione con le indicazioni sulla base delle quali potranno realizzare la loro progettazione.

Che tipo di progettazione?

Per lavorare con efficacia dentro le scuole e mettere in piedi un sistema di prevenzione e di contrasto alla dispersione scolastica ogni istituto dovrà attivare un team, composto da docenti e tutor esperti, per individuare le studentesse e gli studenti a maggior rischio di abbandono e nella progettazione e nella gestione degli interventi.

In altre parole, i milioni di euro a disposizione delle scuole sono un patrimonio che dovrà essere gestito con la massima attenzione e che non deve e non può risolversi in una corsa all’acquisto di lavagne interattive o di strumentazioni varie. Occorrerà lavorare in un’ottica sistemica, di pianificazione strategica di lungo periodo, finalizzata all’innalzamento dei livelli di competenze degli alunni e a un crollo dei tassi di dispersione implicita ed esplicita.

E per fare questo anche il team di docenti e tutor esperti dovrà, per primo, possedere precise competenze di analisi dei dati e di pianificazione strategica. A questo scopo lo stesso ministero metterà in campo azioni mirate di sostegno ai dirigenti scolastici, mentoring e formazione (anche da remoto) per almeno il 50% dei docenti. 

Lavorare sulle competenze per combattere la dispersione scolastica

Quali competenze possedere per pianificare azioni di miglioramento orientate all’innalzamento degli esiti di apprendimento degli studenti, per contrastare la dispersione esplicita (i tassi di abbandono scolastico) e quella implicita? Ricordiamo che la dispersione implicita è quella caratterizzata da performance scolastiche insufficienti, risultati di apprendimento al di sotto degli standard attesi, al punto che tali studenti, successivamente, nel mondo del lavoro avranno comunque le stesse difficoltà di inserimento di coloro che hanno abbandonato la scuola precocemente. Sotto questo profilo, va rilevato quindi che la dispersione implicita, in quanto dispersione nascosta, è ancora più pericolosa, laddove beneficia di minori azioni di supporto e di minori finanziamenti rispetto alla dispersione esplicita. Ecco perché la scuola non può voltarsi dall’altra parte. 

Come puntare al miglioramento?

All’interno del Sistema Nazionale di Valutazione (DPR 80/2013), il miglioramento si configura come un percorso mirato all’individuazione di una linea strategica, di un processo di problem solving e di pianificazione che le scuole mettono in atto, con un approccio dinamico e olistico che si basa sul coinvolgimento di tutta la comunità scolastica e che fa leva su due dimensioni:

– didattica
– organizzativo/gestionale.

Dunque in primo luogo è compito dei docenti e dei dirigenti riuscire a interpretare correttamente i dati sulla dispersione mediante competenze di analisi degli indicatori oggettivi, quali il tasso di uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione nella fascia di età 18-24 anni (indice ELET – Early Leavers from Education and Training), i dati ISTAT, i dati Invalsi in riferimento al tasso di fragilità degli apprendimenti (la dispersione implicita alla quale accennavamo sopra).

In particolare la scuola deve rafforzare le competenze di particolari soggetti incaricati di compiti specifici: referenti, figure di sistema e componenti di gruppi di lavoro a cui spetta il compito di condivisione degli obiettivi e delle modalità operative dell’intero processo di miglioramento.

L’approccio dovrà essere di tipo preventivo: acquisire competenze per scongiurare l’insuccesso scolastico.

Il corso

Su questi argomenti il corso Pianificare azioni di miglioramento efficaci per contrastare la dispersione scolastica, in programma dal 20 settembre, cura di Giorgio Cavadi e Ornella Campo.

Redazione

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