I soldi del Pnrr effettivamente spesi per migliorare la scuola italiana sono meno di quelli programmati: lo dice il Focus sullo stato di attuazione del Pnrr per l’Istruzione preparato dalla Fondazione Agnelli, in collaborazione con Fondazione Astrid.
Io studio, intitolato “Il Pnrr per scuola e università: a che punto siamo?”, è stato realizzato da Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli e Alberto Zanardi, dell’Università di Bologna e del Comitato Scientifico Astrid.
Leggendo il Focus, che si sofferma, in particolare, sul piano per gli asili nido e la scuola dell’infanzia dall’iter accidentato, al 31 dicembre 2023 la spesa effettivamente sostenuta con le risorse del Pnrr per tutte le misure relative all’istruzione era circa pari al 17% degli stanziamenti, un tasso di avanzamento finanziario più basso di quello dell’insieme del Pnrr (22%).
Da dati recentissimi (www.italiadomani.gov.it) si ricava che 2.437 progetti sono stati aggiudicati e che per 2.268 è iniziata l’esecuzione dei lavori (93%), un segnale positivo. Ma ancora mancano i preziosi dati sulle risorse assegnate e sulla spesa finora sostenuta per ogni progetto.
Dallo studio si evidenza anche una mancanza di trasparenza e di informazione tempestiva sullo stato di avanzamento dei singoli progetti.
“È un risultato oggi insoddisfacente e che preoccupa per il futuro”, hanno spiegato gli autori dello studio.
Quindi Gavosto e Zanardi aggiungono: “Se si considera anche che il Mef ha stimato l’effetto cumulato delle misure per l’istruzione sulla crescita economica 2021-26 in 1,3 punti di Pil, più elevato di molte altre componenti del Pnrr, è chiaro che gli interventi per scuola e università siano fra quelli su cui sarebbe necessario spingere di più”.
Il rammarico per il mancato seguito delle previsioni di utilizzo dei finanziamenti Pnrr, almeno sulla scuola, è notevole.
Nel focus sullo stato di attuazione del Pnrr per l’Istruzione viene infatti spiegato che il Pnrr che riguarda la formazione, reclutamento e carriere docenti, è la riforma più importante del Pnrr istruzione “perchè la qualità degli apprendimenti degli studenti italiani è inadeguata, soprattutto nelle scuole medie e superiori”.
L’importanza è anche legata al fatto che “la qualità degli apprendimenti in primo luogo dipende dalla qualità dell’insegnamento e, dunque, dall’efficacia di formazione – iniziale e in servizio – e meccanismi di reclutamento dei docenti. E ancora, perché il sistema di formazione e reclutamento in vigore dagli anni Novanta è fallimentare: nessun governo è stato capace di riformarlo, anche per via delle resistenze dei sindacati della scuola, prevalentemente concentrati sulla tutela delle diverse categorie di precari talora in contrasto fra loro, e delle università tradizionali, che sono poco interessate a investire nella formazione dei nuovi docenti”.
E ancora: la scuola non va, si legge ancora nel Focus, “perché in Italia, a differenza degli altri paesi europei, non esiste un obbligo effettivo o un meccanismo di incentivi alla formazione in servizio dei docenti. Perché le scuole hanno bisogno di figure di middle management, che affianchino i dirigenti scolastici, con responsabilità organizzative riconosciute e stipendi adeguati creando opportunità di carriera e di progressione retributiva non legate solo all’anzianità di servizio“.
Nello studio si rileva anche che il 42,4% delle nuove scuole, selezionate con un bando per Enti locali, secondo il Pnrr originario erano previste al Sud.
La rimodulazione ha portato – in ragione anche dell’aumento dei costi – a un ridimensionamento del target originario, che scende a 166 scuole da 195, e a 400.000 m2 da 400.000 m2.
Dai dati resi pubblici dal Governo a fine aprile sulla piattaforma https://www.italiadomani.gov.it/ risulta che 201 progetti di nuove scuole sono stati aggiudicati (più delle 166 previste).
È inoltre già avviata l’esecuzione dei lavori di 158 nuove scuole.
L’informazione pubblica resta, tuttavia, gravemente incompleta, afferma lo studio per il quale mancano, fra gli altri, i dati sulle risorse assegnate e sulla spesa finora sostenuta per ogni singolo progetto, così come non si trovano dati fondamentali per valutare l’impatto di ogni progetto sul raggiungimento dell’obiettivo.
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