“La novità di quest’anno, che è riportata nell’ultima parte della nota 23940 del 19 settembre 2022 (e che traccia il percorso e lo scenario dell’avvio del processo di stesura partecipata dei documenti strategici della scuola), è che gli strumenti strategici della scuola costituiscono un supporto fondamentale per le 3198 scuole (quasi la metà) che sono state individuate dal Dm 170 del 24 giugno 2022 come destinatarie dei fondi del Pnrr, soprattutto in ordine all’azione 1.4 relativamente al contrasto della dispersione scolastica e alla riduzione dei divari territoriali“. Lo chiarisce il dirigente scolastico Giorgio Cavadi, nell’appuntamento della Tecnica della Scuola dedicato alla rendicontazione sociale, al Rav, al Piano di miglioramento, nell’ambito del Ptof delle scuole.
“A livello macro – continua l’esperto – l’azione che in primo luogo occorre fare è quella di, ove necessario, individuare delle priorità, dei traguardi, degli obiettivi di processo, che nella quinta parte del Rav costituiscono il punto di arrivo del processo di autoanalisi”. E raccomanda: “Chiaramente bisogna individuare delle priorità e dei traguardi che siano funzionali al raggiungimento degli obiettivi di contrasto alla dispersione che fanno capo alle scuole”.
E ricorda che “c’è un collegamento strutturale tra la parte finale del Rav e la parte iniziale del Ptof, nella sezione scelte strategiche che segue alle analisi di contesto”.
Cosa hanno a che fare il processo di autovalutazione di una scuola e il suo piano di miglioramento con il Piano nazionale di ripresa e resilienza? “Tra il sistema nazionale di valutazione e il Pnrr c’è una consonanza di visione – spiega ancora Giorgio Cavadi – perché la finalità generale è il miglioramento e si dà il caso che il Pnrr intercetti alcune situazioni critiche (se non addirittura patologiche) di difficoltà sulle quali costruire percorsi di miglioramento”.
Le risorse sono ripartite tra le regioni secondo i seguenti criteri e relativi pesi ponderali, calcolati sugli ultimi dati ISTAT disponibili a livello regionale:
a) tasso di uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione nella fascia di età 18-24 anni (indice ELET – Early Leavers from Education and Training): 65%;
b) numero di studentesse e studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado della regione di riferimento: 20%;
c) tasso di presenza della popolazione straniera: 5%;
d) tasso di popolazione priva di diploma di scuola secondaria nella fascia d’età tra i 25 e i 64
anni: 5%;
e) tasso di famiglie con cinque o più componenti: 5%.
Ricordiamo che le risorse, ripartite su base regionale come sopra, sono successivamente ripartite fra le istituzioni scolastiche statali secondarie di primo e secondo grado presenti in ciascuna regione, nella Regione Valle d’Aosta e nelle Province autonome di Trento e Bolzano, della scuola, sulla base dei seguenti criteri e relativi pesi ponderali:
a) tasso di fragilità degli apprendimenti, c.d. “dispersione implicita” (percentuale di studenti che in entrambe le materie, italiano e matematica, ha conseguito un risultato molto basso), calcolato dall’Invalsi: 70%;
b) numero di studentesse e studenti iscritti nell’istituzione scolastica: 30%.
Su questi argomenti il corso Valutazione di sistema: i documenti strategici del ciclo triennale, a cura di Giorgio Cavadi e Ornella Campo, in programma dal 9 novembre.
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