Con i fondi del Recovery plan, la scuola uscirà rafforzata. A dirlo è stata Elena Bonetti, ministra per le Pari opportunità e la Famiglia, a margine dell’iniziativa ‘Italia Domani – dialoghi sul Pnrr’ in corso all’Innovation Center di Firenze.
Secondo la ministra, “l’investimento sulla formazione e l’educazione per le nuove generazioni è prioritario: lo facciamo partendo dagli asili nido, 4,6 miliardi destinati alla creazione di nuove infrastrutture ma anche al sostegno per il funzionamento delle stesse”.
Bonetti ha quindi fatto riferimento alla “formazione innovativa: penso al miliardo e cento nelle materie Stem, in particolare per colmare quel divario di genere su queste competenze”.
Ha quindi parlato di investimento del Governo che, grazie ai fondi del Pnrr, favoriranno “tempo pieno, infrastrutture sostenibili, scuola e sport che devono essere sempre più integrate”.
La ministra per le Pari opportunità e la Famiglia ha quindi assicurato che il Governo Draghi presta molta attenzione al personale docente, definendo a questo proposito “grande” l’azione che “stiamo portando avanti per la formazione e la qualificazione del ruolo degli insegnanti, che è un’altra delle priorità delle riforme che viene chiesta appunto dalla realizzazione del Pnrr“.
Vale la pena, tuttavia, fare alcune precisazioni. La prima è sul tempo pieno nella scuola primaria, per il quale ricordiamo che non basta agire sul personale scolastico (docenti e personale Ata da implementare) ma anche in connubio con gli enti territoriali, con i quale prendere accordi per creare mense, servizi di trasporto scolastico aggiuntivo, come pure coprire le spese maggiori (utenze, riscaldamenti, ecc.) derivanti dalla crescita di ore del tempo scuola.
Tutti investimenti che negli ultimi anni non sempre i territori sono stati in grado di assecondare, soprattutto nel Meridione e nelle Isole maggiori, dove le autorizzazioni per creare classi a tempo pieno sono state addirittura non portate avanti per difficoltà oggettive di organizzazione (ed in certi casi anche per mancanza di domanda da parte delle famiglie).
Per quanto riguarda, invece, la qualificazione del ruolo degli insegnanti, vogliamo pensare che il decreto legge n. 36, che comporta (se convertito in legge) la riduzione della carta del docente e di 9.600 posti da insegnante a partire dal 2026, rappresenti solo un punto d’inizio.
Realizzare, infatti, dei corsi di formazione obbligatoria per tutti i docenti sul versante digitale e al massimo per il 40% su quello dell’innovazione didattica, così come previsto dal DL 36/2022 ora all’esame delle commissioni I e VII del Senato, non può rappresentare un punto di arrivo.
Anche perché nel frattempo il contratto continua ad essere bloccato da 40 mesi (la trattativa all’Aran è appena iniziata) e i 2-3mila euro di incentivo dal 2027, pure forfettario e transitorio, non possono di certo essere catalogati come un premio al merito.
In conclusione, sia per l’allargamento delle classi a tempo pieno, sia per le procedure di valorizzazione del ruolo degli insegnanti della scuola pubblica, è proprio lil caso di dire che si attendono importanti provvedimenti normativi e finanziamenti ad hoc.
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