Domani 30 novembre il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi annuncerà l’imminente apertura dei bandi che porteranno alle scuole mediante il Pnrr (piano nazionale di ripresa e resilienza), su vari fronti, un flusso di denaro mai visto sulla scuola, per rinnovare gli edifici e la didattica: 5 miliardi di euro che la macchina burocratica dello Stato dovrà gestire con la massima efficienza. E si tratta solo della prima tranche, alla quale seguiranno altri 12 miliardi e più. Sono infatti tra i 17 e i 18 miliardi quelli previsti per il mondo scuola dal Pnrr.
Insomma quando i sindacati lamentano gli insufficienti 210 milioni di euro che li ha condotti ad annunciare lo sciopero del 10 dicembre – è giusto ricordarlo – ci si riferisce non al Pnrr, ma al capitolo della manovra di bilancio riguardante la valorizzazione della professione insegnante, quel famoso articolo 108 che istituisce un fondo speciale a carattere premiale, mediante il quale – secondo il Governo – dovrebbero essere remunerati la dedizione all’insegnamento, l’impegno nella promozione della comunità scolastica, la cura nell’aggiornamento professionale continuo, la sperimentazione didattica. Un articolo fortemente contestato sul quale il ministro probabilmente farà un passo indietro.
Ma anche volendo sostituire il meccanismo della premialità con un intervento a pioggia destinato al tanto atteso adeguamento stipendiale, tale che si possa giungere quell’aumento a tre cifre richiesto dalla classe docente, i 210 milioni di euro in ogni caso non soddisfano alcun sindacato, perché comporterebbero un aumento di poco meno di 12 euro lordi mensili a testa, come sottolinea il leader di FLC CGIL, Francesco Sinopoli. Il rinnovo del Ccni deve fondarsi su ben altre cifre, che dovrebbero aggirarsi attorno al miliardo di euro, sempre secondo il sindacato di Sinopoli.
Ma torniamo al Pnrr. Come abbiamo più volte spiegato, questo riguarda interventi strutturali, una tantum, per permettere al sistema scolastico di fare un salto in avanti sul fronte dei mezzi (edifici, aule, reti digitali, didattica innovativa, strumentazioni tecnologiche, ecc) ma non ha nulla a che fare con gli interventi retributivi. Ma entriamo nel dettaglio. Patrizio Bianchi ha annunciato già da tempo il suo piano, che consta di 2 ambiti: riforme e investimenti.
I due ambiti di investimento saranno: gli ambienti della nuova didattica; e i contenuti della nuova didattica.
Ecco come verranno ripartiti i primi 5 miliardi (i bandi annunciati entro novembre) secondo il comunicato del Governo:
Con una scadenza meno ravvicinata, ma comunque in stadio avanzato di elaborazione, vi sono i bandi per i progetti per l’innovazione digitale (avviso entro marzo 2022), il piano di estensione del tempo pieno e il piano per la riduzione dei divari territoriali nella dispersione scolastica.
“Si entra dunque nella fase decisiva del PNRR, con i bandi che partiranno a breve e che permetteranno di avviare i primi interventi”. Lo dichiara Rossano Sasso, sottosegretario all’Istruzione. “Saranno ovviamente fondamentali il coinvolgimento e la capacità operativa degli enti locali, che potranno contare sul supporto di una squadra di tecnici e professionisti appositamente creata dal ministero dell’Istruzione”.
“Mi impegnerò personalmente in un tour nazionale per rafforzare ulteriormente il collegamento diretto tra il Governo e i territori. In tutte le componenti della macchina statale – conclude Sasso – c’è la consapevolezza di trovarsi alla vigilia di settimane e mesi decisivi per il futuro del nostro sistema scolastico. Sappiamo dove e come intervenire: facciamolo rapidamente e facciamolo bene”.
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