Come avevamo già scritto, la notizia sui ritardi dei fondi del PNRR per il mondo della scuola e della ricerca ha suscitato non poche polemiche.
Il totale destinato alla Missione relativa al comparto Scuola ammonta a 30,09 miliardi di euro, pari al 15,48% dell’importo totale del PNRR. A quanto si legge dallo studio elaborato da Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli e Alberto Zanardi, dell’Università di Bologna e del Comitato Scientifico Astri, la spesa effettivamente sostenuta con le risorse del Pnrr per tutte le misure relative all’istruzione è circa pari al 17% degli stanziamenti.
A intervenire sulla questione è anche Rino Di Meglio, Coordinatore nazionale della Gilda Insegnanti, che in una dichiarazione ha affermato: “Questo è un fallimento perché le scuole non le costruisce il Ministro dell’Istruzione. La questione delle infrastrutture è delegata agli enti locali e come già abbiamo denunciato lo scorso mese attraverso il convegno sullo scandalo delle scuole in affitto, riteniamo insostenibile l’incapacità di progettazione e di spesa da parte degli enti locali, che vanifica tutti gli stanziamenti, preziosi per la Scuola. Il meccanismo ottocentesco di distribuzione delle competenze, mostra inadeguatezza rispetto al mondo in cui viviamo”.
E conclude: “Non è colpa solo del Ministro dell’Istruzione, che sia quello di ieri o quello di oggi, questo è un sistema incapace e inefficiente, un problema serio di cui dovrebbe occuparsi l’intero governo”.
“Il re è nudo e a svelarlo è stato il report di Fondazione Agnelli e Fondazione Astrid: il Ministro Valditara, così preso dalla sua idea di scuola-caserma, tutta giudizi, voti in condotta e bocciature, spreca irresponsabilmente le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza, oltre 20 miliardi di euro che consentirebbero di rivoluzionare il sistema di istruzione. Non investe in asili, mense, misure per il contrasto della dispersione scolastica, valorizzazione del personale docente. È di questo che parliamo. Scopriamo, infatti, dall’indagine che a fine 2023 i fondi effettivamente usati per la scuola sono stati il 17%, 5 punti percentuali in meno rispetto a quelli dell’insieme del PNRR. E che la maggior parte sono stati spesi per le tecnologie digitali, proprio quelle che il Ministro vuole fuori dalle classi perché nemiche dell’apprendimento. Il PNRR è un’occasione irripetibile per mettere mano ai problemi della scuola italiana. E per dare a tutte le studentesse e a tutti gli studenti opportunità di crescita. Soprattutto in quelle aree più in difficoltà, al Sud: significa avere nuovi posti per il nido, scuole aperte per accogliere bambini e ragazzi che vivono in condizioni di disagio, mense, strutture innovative. Fare fallire questa operazione è un danno incalcolabile alle nuove generazioni. E rientra in quel disegno di smantellamento della scuola pubblica e di ampliamento dei divari territoriali che non possiamo permettere”, così Anna Ascani, Vicepresidente della Camera dei deputati.
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