Lo scontro tra il sindacato di Francesco Sinopoli, Flc Cgil, e il ministero dell’Istruzione, già feroce sul tema della mobilità, rispetto al quale Flc Cgil insieme Uil accusa il MI di condotta antisindacale, per avere concordato solo con la Cisl scuola il provvedimento sul vincolo triennale; in queste ore torna a riaccendersi sulla questione della ripartizione dei fondi del Pnrr alle scuole.
Il sindacato, infatti, ha diffidato il Ministero dell’Istruzione chiedendo un’immediata convocazione delle parti sindacali ai fini di una revisione del DM n. 170 relativo alla definizione dei criteri di riparto delle risorse per “le azioni di prevenzione e contrasto della dispersione scolastica in attuazione della linea di investimento 1.4. “Intervento straordinario finalizzato alla riduzione dei divari territoriali nel I e II ciclo della scuola secondaria e alla lotta alla dispersione scolastica” nell’ambito della Missione 4 – Componente 1 – del Piano nazionale di ripresa e resilienza, finanziato dall’Unione europea – Next Generation EU”.
La questione la spiega chiaramente il nostro vice direttore Reginaldo Palermo in un articolo dello scorso 7 luglio: L’elemento di scontro nasce, a quanto sembra, a partire dal documento consegnato al ministro Bianchi dal gruppo di lavoro sulla dispersione scolastica, contenente un’ampia serie di osservazioni e di proposte per il migliore utilizzo possibile delle ingenti risorse disponibili all’interno del PNRR per contrastare la dispersione scolastica. Secondo il Gruppo, le cose sono poi andate diversamente e la prima fetta di 500 milioni dello stanziamento complessivo di un miliardo e mezzo sarebbe stata distribuita in modo molto discutibile.
“Gli indicatori – riferisce il vice direttore Palermo citando gli articoli e le interviste della sociologa Chiara Saraceno, componente del Gruppo di lavoro – dovrebbero essere diversificati e fare riferimento non solo ai livelli di apprendimento rilevati dall’Invalsi, ma anche ai tassi di istruzione e di disoccupazione della popolazione del territorio, alla percentuale di studenti stranieri o con bisogni educativi speciali presenti nelle singole scuole, e a molto altro ancora. Alla fine, però, il Ministero ha utilizzato criteri molto semplificati riducendoli in larga misura agli esiti degli apprendimenti e ai tassi di abbandono scolastico, con il risultato che i soldi sono arrivati a scuole che ne avrebbero poco bisogno; al contrario scuole in situazione di obiettivo disagio non hanno avuto finanziamenti”.
Ora, pochi giorni dalla lettera del ministro Bianchi alle scuole beneficiarie dei finanziamenti, la Flc Cgil contesta al ministro la ripartizione dei fondi alle 3mila scuole “fortunate”.
La responsabilità e la colpa del ministro consisterebbero, anche stavolta, nello scarso coinvolgimento dei sindacati e delle scuole stesse: non riscontriamo “nessun coinvolgimento di chi nella scuola opera ogni giorno, nessuna interlocuzione con le organizzazioni sindacali e nessuna considerazione delle stesse indicazioni fornite dal gruppo di lavoro che ha operato presso codesta Amministrazione,” leggiamo nella diffida.
Le risorse dunque risultano essere state affidate “senza una preventiva analisi di contesto delle scuole e di rilevazione dei bisogni” producendo come effetto “l’esclusione di intere comunità scolastiche da anni impegnate a contrastare il fenomeno della dispersione in quartieri e aree geografiche particolarmente esposte”.
“Alla base del Decreto Ministeriale sembra esserci una errata valutazione delle risultanze anche dell’INVALSI, del contesto anche pandemico e quindi dei dati relativi alla dispersione scolastica,” continua il documento, in rottura con il MI. Solo il 39% delle scuole italiane risulterebbe beneficiario dei fondi, insomma, “con disparità di trattamento evidenti all’interno dei territori regionali e provinciali e col paradosso che saranno finanziati i licei classici, ma non riceveranno i predetti contributi gli istituti comprensivi e/o professionali appartenenti a zone in cui le percentuali della dispersione esplicita sono elevate“.
Infine, un’ultima argomentazione del sindacato riguarda il fatto che le risorse del PNRR andrebbero accompagnate con investimenti di spesa corrente per “l’incremento degli organici e del tempo scuola, per la riduzione del numero degli alunni per classe e per il potenziamento della didattica laboratoriale”.
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