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Pochi bambini nelle aule della locride. Il problema del crollo demografico!

di Vito Pirruccio ( Dirigente Scolastico)

Il rapporto di TUTTOSCUOLA, pubblicato nei giorni scorsi, conferma il dato preoccupante del forte calo demografico al Sud con effetti, purtroppo, facilmente prevedibili sia in termini sociali (calo delle famiglie giovani e svuotamento dei paesi, specie quelli delle aree interne), sia per la drastica riduzione delle classi e l’incidenza di tale fenomeno sul sistema scolastico, in questi giorni sorvegliato speciale per via del dimensionamento  alle porte (la Giunta Regionale della Calabria dovrà deliberare entro 31 dicembre p.v.).

Ogni comunità locale, da notizie diffuse dalla stampa, è alle prese con escamotage per “catturare” alunni e non perdere, nel migliore dei casi, l’unico presidio culturale sul proprio territorio. Tuttavia, se è comprensibile la preoccupazione degli amministratori locali alle prese con le richieste dei cittadini di mantenere a tutti i costi i presidi scolastici; dall’altro, è impossibile non considerare un dato fondamentale senza il quale il mantenimento di una istituzione scolastica o di un plesso staccato è pura chimera: la presenza di alunni, i destinatari dell’offerta formativa. Il non considerare questo dato, come spesso accade, o peggio pensare di aggirare l’ostacolo inventandosi indirizzi formativi dei più svariati (alla scuola superiore) o strategie di mantenimento di plessi fantasma che cozzano con le regole basilari di una buona didattica e della buona formazione (tipo quella di far ricorso alle pluriclassi nella scuola primaria nei paesi rivieraschi della Locride, in cui questo sistema risulta datato e anacronistico), non fa altro che sommare a difficoltà, la penuria di allievi, ad ulteriori elementi negativi che minano dalle fondamenta il sistema formativo del Sud: bassa qualità degli apprendimenti (le pluriclassi sono le più esposte per l’evidente impossibilità di offrire in una stessa classe formata da alunni di diversa età una formazione completa ed omogenea) e conseguente allontanamento della scuola calabrese dagli standards formativi delle aree più sviluppate del Paese e dell’Europa (come emerge dai dati periodici dell’indagine OCSE-PISA e INVALSI).

Dalla ricerca di TUTTOSCUOLA emerge che il calo più consistente di iscritti riguarda la Scuola dell’Infanzia la quale registra in Calabria un meno 4.820 alunni nel biennio 2016/2017 e 2017/2018. Nella Scuola Primaria, invece, Il decremento più elevato si registra in Sicilia (meno 6.248 alunni) con la Calabria al quarto posto con 2.248 alunni in meno. Nella Scuola Superiore, infine, è la Puglia a registrare il record negativo (- 2.768) seguita dalla Calabria con meno 1.651 alunni rispetto al biennio precedente.

Se si confrontano questi dati critici con le tavole statistiche dell’ISTAT (Bilancio Demografico http://demo.istat.it/ ), la situazione della Locride, nostra sorvegliata speciale, si presenta quanto mai problematica, con comunità a forte saldo negativo e con numero medio di componente per famiglia estremamente basso (per es., la tav. 1 riassume la fotografia demografica di Roccella Jonica al 31/12/2016, paese con basse nascite e, quindi, con una popolazione con età media elevata)

Dall’esame delle nascite registrate nell’ultimo quinquennio nell’area della Locride (tavole 2 e 3) emerge chiaramente una radiografia territoriale connotata da forte emorragia di giovani e dal conseguente calo delle iscrizioni con la scomparsa di pezzi di scuola.

Dinanzi a una situazione di preoccupante caduta libera delle nascite a fronte di parametri normativi vincolanti  per costituire o mantenere presidi scolastici sul territorio (basti pensare che per poter costituire un istituto autonomo, tranne nelle aree in deroga come per es. i territori con minoranze linguistiche, sono necessari almeno 600 iscritti), non giova inventarsi ipotetici indirizzi formativi con basso impatto occupazionale (penso ai Licei Sportivi o agli indirizzi superiori  Musicali e Coreutici) o di ipotizzare pseudo teorie pedagogico-organizzative associando il tasso di dispersione alla necessità di mantenere presidi scolastici con pluriclassi (vera e propria contraddizione in termini). Così facendo si vorrebbe con artifizi salvaguardare posti di lavoro a scapito della formazione degli alunni. Ma il rimedio è peggiore del male!  Occorre, invece, leggere attentamente il trend demografico e disegnare presidi scolastici che abbiano i presupposti della qualità. Penso, ad esempio, alla scelta lungimirante del Comune di Locri di realizzare in un unico plesso, con standars qualitativi da primato nazionale, una Scuola dell’Infanzia capace di accogliere 9 sezioni e di ottimizzare, così, anche le risorse finanziarie in grado di operare quegli interventi di manutenzione ordinaria necessari per conservare un ambiente di apprendimento in linea con i più avanzati parametri formativi nazionali ed europei.

Se la preoccupazione di chi redige i piani di dimensionamento è centrata, solo, sui livelli occupazionali, senza valutare l’impatto sulla qualità del servizio scolastico, probabilmente avremo, oggi, qualche operatore scolastico occupato in più, ma con ricadute formative discutibili il cui impatto negativo lo registreremo a medio e lungo termine. Già oggi scontiamo amaramente gli effetti negativi prodotti nel sistema scolastico dai diplomifici anni ’70-’80 che avevano come unico obiettivo offrire opportunità lavorative e non quello di formare professionisti dell’educazione e della formazione.

Se la preoccupazione deve, com’è giusto, essere anche l’occupazione, altre dovrebbero essere le strategie formative per contemperare le esigenze lavorative con la qualità del sistema scolastico. Penso, ad esempio, alla realizzazione del sistema integrato dell’infanzia 0-6 (prodotto voluto dalla tanta vituperata riforma della Buona Scuola); dotare le scuole dei servizi mensa per realizzare il tempo lungo. (Su questo tema ricordo che, in passato, siccome abbiamo pensato di tutelare gli interessi degli operatori scolastici e non degli alunni, come Sud, abbiamo snobbato il Tempo Pieno, per cui, oggi, in periodo di crisi, rimpiangiamo di non aver sostenuto una scelta di avanguardia educativa portata avanti, solo, da lungimiranti e inascoltati uomini e donne di scuola). Ma per fare questo occorre cambiare mentalità e sedere ai tavoli nazionali con le carte in regola non con tatticismi di basso profilo.

Leggo, a tal proposito, su ITALIA OGGI del 7 novembre u.s. che l’intesa Regioni-MIUR per il nuovo sistema integrato dell’Infanzia 0-6, con in palio 209 milioni di stanziamenti, ben il 74% del finanziamento andrà al Nord e solo il 26% al Sud. Si fa presente che se riferito al numero di iscritti, è vero che al Nord risiede il 65% di utenza e al Sud il 35%, ma al Sud è più diffusa la Scuola dell’Infanzia Statale (45% del totale degli iscritti), per cui il Sud esce penalizzato e la Calabria riceverà solo 4,8 milioni dei fondi stanziati che andranno a tre segmenti fondamentali del sistema scolastico: edilizia, sostegno alle famiglie sulle spese di gestione dei servizi 0-6 per ridurre i costi a loro carico, formazione continua del personale docente ed educativo. A ciò si associa il ritardo strutturale del Sud, per cui il MIUR, subendo il pressing delle Regioni del Centro-Nord per partire già dal 2017, favorirà logicamente il virtuosismo di questa parte del Paese e noi rischiamo di rimanere al palo.

Ritornando ai dati su esposti questi parlano chiaro: nella Locride occorre programmare una rete scolastica che: 1) nella scuola di base, elimini pluriclassi e plessi di ridotta dimensione nei paesi del litorale e risparmi organico per mantenere sottodimensionati i  presidi scolastici nelle aree interne a rischio estinzione; 2) nella scuola superiore, disegni un servizio scolastico di indirizzi omogenei raggruppandoli nei centri con maggiore disponibilità di strutture scolastiche adeguate e collegate con un sistema organico di trasporto. Ciò al fine di ottimizzare le risorse professionali e assicurare, così, presidi scolastici di base nelle aree interne (anche se sottodimensionate) e per disporre di risorse finanziarie adeguate da destinare alla manutenzione ordinaria e straordinaria degli edifici. Allo stato attuale, infatti, una disseminazione incontrollata sul territorio di presidi scolastici e di indirizzi non fa altro che parcellizzare le risorse e scatenare una “guerra tra poveri”, con battaglie già avviate (siamo a 4 mesi dalle iscrizioni) per accaparrarsi alunni. Si tratta di battaglie pubblicitarie che si vorrebbero passare per orientamento e che potrebbero rivelarsi, per gli ipotetici vincitori, una vittoria di Pirro.

E’ lapalissiano, in conclusione, che se si parte dai dati reali delle nascite e li si proietta nel medio e lungo termine si ridisegna una rete scolastica della Locride veritiera in cui risultano anacronistici piani comunali con scuole disseminate sul territorio o proliferare di istituti superiori incompatibili con un dato di popolazione scolastica in uscita dalla scuola media che, nello spazio di un quinquennio, non supererà, per bacino d’utenza, le 600 unità annuali. Con gli attuali 14 istituti superiori nella Locride, escludendo le articolazioni interne, ogni istituto potrà attingere in media a 45 alunni potenziali (2 classi per istituto). Per tali motivi, è pensabile poter mantenere nella Locride, ad esempio, 4 Licei Scientifici? Il freddo dato numerico direbbe di no. Gli artifizi potrebbero allungare l’agonia.

Tav. 1 Bilancio demografico anno 2016 e popolazione residente al 31 dicembre
Comune: Roccella Ionica

Maschi Femmine Totale
Popolazione al 1° gennaio 3106 3451 6557
Nati 18 24 42
Morti 33 31 64
Saldo Naturale -15 -7 -22
Iscritti da altri comuni 52 59 111
Iscritti dall’estero 14 5 19
Altri iscritti 1 3 4
Cancellati per altri comuni 60 62 122
Cancellati per l’estero 8 13 21
Altri cancellati 0 0 0
Saldo Migratorio e per altri motivi -1 -8 -9
Popolazione residente in famiglia 3090 3431 6521
Popolazione residente in convivenza 0 5 5
Unità in più/meno dovute a variazioni territoriali 0 0 0
Popolazione al 31 dicembre 3090 3436 6526
Numero di Famiglie 2865
Numero di Convivenze 4
Numero medio di componenti per famiglia 2.28

 

Tav. 2 – Comuni del distretto nord della Locride

COMUNE NATI NEL 2016 NATI NEL 2015 NATI NEL 2014 NATI NEL 2013 NATI NEL 2012
Pazzano 2 3 2 6 5
Stilo 21 16 16 21 20
Bivongi 7 12 9 12 5
Monasterace 24 30 25 33 22
Camini 12 14 6 6 6
Riace 25 21 30 24 28
Stignano 16 9 16 6 5
Placanica 7 10 10 7 16
Caulonia 44 54 46 53 51
Roccella Jonica 42 41 47 44 42
Marina di Gioiosa Jonica 61 62 55 76 54
Gioiosa Jonica 55 82 75 76 83
Martone 3 3 5 4 4
San Giovanni di Gerace 6 2 8 1 2
Grotteria 22 26 27 21 18
Mammola 27 28 23 17 19
Siderno 129 157 163 173 164
Agnana Calabra 0 2 1 4 7
Canolo 5 4 8 7 8
Gerace 21 17 23 18 18
Antonimina 10 10 12 13 10
Locri 96 125 99 101 99
Portigliola 11 6 9 9 8
TOTALE 646 734 715 732 694

Tav. 2 – Comuni del distretto sud  della Locride

COMUNE NATI NEL 2016 NATI NEL 2015 NATI NEL 2014 NATI NEL 2013 NATI NEL 2012
Africo 33 27 48 47 33
Ardore 51 42 44 54 56
Benestare 27 15 40 33 30
Bianco 38 31 31 40 53
Bovalino 87 82 112 90 99
Brancaleone 32 30 23 35 19
Bruzzano Z. 10 2 4 7 11
Caraffa del B. 1 5 5 5 3
Careri 25 26 28 24 21
Casignana 6 3 6 10 5
Ciminà 4 4 6 6 6
Ferruzzano 6 5 6 7 3
Platì 75 77 70 63 62
Samo 5 5 9 6 4
San Luca 46 56 50 51 45
Sant’Agata B. 4 3 4 3 6
Sant’Ilario J. 18 18 6 14 9
Staiti 6 1 0 1 1
TOTALE 474 432 492 496 466
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