Pochi consensi sul decreto che autorizza l’nnovazione nel secondo ciclo
La notizia sulla firma del decreto ministeriale che autorizza le scuole superiori a sperimentare i nuovi percorsi previsti dalla riforma scatena le polemiche e le prese di posizione di sindacati e non solo.
Durissimo Enrico Panini, segretario nazionale di Cgil-Flc, parla di “atto irresponsabile”: “Si tratta di una autentica provocazione lanciata da chi ha deciso di giocare anche in queste ultime ore allo sfascio della scuola pubblica, scelta che non pone certo problemi di coscienza a chi ha curato sempre e solo gli interessi della scuola privata”.
E Panini chiede persino che il Parlamento apra una apposita indagine per accertare le responsabilità del Ministro, rea, secondo il segretario della Flc, di aver disatteso l’impegno assunto con le Regioni di non attivare nessuna sperimentazione prima del 2007/2008.
Più cauto Massimo Di Menna, segretario di UilScuola, che si stigmatizza la situazione di confusione che creerà nelle scuole che hanno appena chiuso in questi giorni le operazioni di iscrizione per il prossimo anno.
Francesco Scrima, segretario di CislScuola, non ha dubbi: ci si trova di fronte ad vero e proprio “strappo di natura politica ed interistituzionale, ma, ancor più, ad una clamorosa violazione ordinamentale”.
A dire il vero dalle bozze di decreto che si conoscono sembra che gli esperti ministeriali estensori del documento abbiano prestato particolare attenzione anche agli aspetti formali: intanto il decreto non parla di sperimentazione, bensì di innovazione e peraltro non va dimentica che il decreto legislativo 226 dell’ottobre scorso rimandava effettivamente la sperimentazione al 2007/2008 ma precisava anche che “è fatta salva l’autonomia scolastica”.
Ma, soprattutto, il decreto ministeriale appena firmato dal ministro Moratti fa riferimento all’ articolo 11 del regolamento sull’autonomia (e va sottolineato che è la prima volta in assoluto che un atto amministrativo si richiama a questa fonte normativa) che consente a qualunque scuola od Ente Locale di realizzare “innovazioni riguardanti gli ordinamenti degli studi, la loro articolazione e durata, l’integrazione fra sistemi formativi, i processi di continuità e orientamento”.
Sul piano formale sembra insomma che sul decreto ci sia poco da obiettare.
La soluzione adottata dal Ministro non piace però a CislScuola che parla di semplice “artificio linguistico” che nasconde “la volontà del MIUR e del Governo di imporre con arroganza un progetto di innovazione né partecipato né condiviso”.
Di natura squisitamente politica, infine, la lettura che dà Alba Sasso, parlamentare diessina: “Il Ministro vuole mostrare il proprio aspetto decisionista, in funzione di un possibile ritorno in termini di consensi per la propria campagna elettorale a Milano”.
Adesso, per capirne qualcosa di più, non resta che aspettare il testo ufficiale del decreto e registrare anche le prese di posizione delle Regioni.