“Compiti molto limitati e originali”: questo suggerisce la pedagogista, che aggiunge: “Da insegnante dico che i compiti in genere sono un po’ noiosi, come noi anche i bambini e i ragazzi hanno bisogno di qualche giorno di svago, di riposo, prima di iniziare a gennaio con un nuovo sprint il duro lavoro fino alla fine dell’anno. Quindi può essere quasi controproducente assegnare troppi compiti a casa”.
E la soluzione la pedagogista l’individua nell’assegnare esercizi “che siano originali, che non lascino addormentare il cervello, ma non li stressino: leggere un libro, portare a compimento una ricerca su un argomento di loro interesse, scrivere un diario dei giorni lontani da scuola”.
E in più, secondo l’esperta, da un lato le famiglie, che dovrebbero accettare le direttive degli insegnanti, senza pretendere di giudicarle, ma anzi controllando che i propri figli portino a termine i compiti assegnati, e dall’altro gli insegnanti che «devono assolutamente correggere i compiti: altrimenti vanificano il lavoro svolto, è un messaggio bruttissimo».
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Compiti mirati ma nel senso di personalizzati, l’dea di un’altra pedagogista. “L’ideale sarebbe non dare gli stessi compiti uguali a tutti, ma provare a differenziarli in base alla caratteristiche e alle esigenze dell’alunno”.
In fondo, dichiara l’esperta, “ è tutta una questione di impegno e di equilibrio. Il compito deve avere senso: non è obbligatorio darli, ma neanche un peccato, non deve essere un tic, ma neanche un tabù. Un compito eccessivo è segno di fallimento didattico, ma che durante un periodo di vacanza abbastanza lungo come quello delle vacanze di Natale ci sia qualche richiamo all’impegno non va male. Lettura, scrittura, possono essere ottimi esercizi, soprattutto per i bambini più piccoli, mentre i ragazzi più grandi vanno stimolati individualmente in base alle carenze e alle possibilità che hanno di approfondire. Evitare le versioni di latino in massa, che tutti copiano da Google, ma invitare gli studenti a esercitarsi su qualcosa di motivato e sensato. Così diventa un’occasione di crescita, per loro e per la classe intera”.
Tuttavia, secondo il sondaggio che Tecnica della Scuola ha messo online nei giorni scorsi, è apparso chiaro che la maggioranza dei prof non dà compiti ai propri alunni durante le vacanze: né mirati, né selezionati, né originali. Se sono vacanze, come tali devono essere vissute, esattamente come vivono i loro genitori le ferie e i periodi di riposo dal lavoro. Perché il punto è, al di là della facile pedagogia, prendere libri, quaderni, matite e ritornare, seppure idealmente, a scuola e ai suoi doveri, tralasciando lo svago preteso dalla sospensioni delle lezioni. Se poi assegnare pochi compiti potrebbe mettere in pace le coscienze dei prof, secondo la pedagogista, non si dimentichi che tanti pochi messi insieme fanno “molto”, mentre, se sono effettivamente pochi, si possono liquidare in poche ore e godersi il rimanente tempo delle ferie: e allora tanto vale lasciare liberi i ragazzi e pure il prof che li dovrà verificare al rientro a scuola.