Il successivo Decreto Legislativo n°. 77 del 2005 definisce l’ “Alternanza” quale modalità didattica ed individua le linee generali per organizzare i percorsi. A tal proposito in quest’ultimo decreto si definiscono quattro finalità dell’alternanza: ” 1. Nell’ambito del sistema dei licei e del sistema dell’istruzione e della formazione professionale, la modalità di apprendimento in alternanza, quale opzione formativa rispondente ai bisogni individuali di istruzione e formazione dei giovani, persegue le seguenti finalità: a) attuare modalità di apprendimento flessibili e equivalenti sotto il profilo culturale ed educativo, rispetto agli esiti dei percorsi del secondo ciclo, che colleghino sistematicamente la formazione in aula con l’esperienza pratica; b) arricchire la formazione acquisita nei percorsi scolastici e formativi con l’acquisizione di competenze spendibili anche nel mercato del lavoro; c) favorire l’orientamento dei giovani per valorizzarne le vocazioni personali, gli interessi e gli stili di apprendimento individuali; d) realizzare un organico collegamento delle istituzioni scolastiche e formative con il mondo del lavoro e la società civile che consenta la partecipazione attiva dei soggetti di cui all’articolo 1, comma 2, nei processi formativi;
e) correlare l’offerta formativa allo sviluppo culturale, sociale ed economico del territorio. Tutto bene dal punto di vista normativo, ma da quello pratico si evidenziano diverse criticità.
Infatti, in un articolo di Luca Orlando pubblicato su Il Sole 24 Ore si dice:”L’alternanza, cioè lo svolgimento di periodi formativi all’interno di aziende, è realizzata nel 45,6% delle scuole secondarie ma all’interno di questo campione lo squilibrio è evidente, con il 44,4% di istituti professionali, il 34,2% di istituti tecnici, il 20% dei licei. Come risultato, solo il 2,4% degli studenti liceali sperimenta concretamente la vita dell’impresa durante il proprio percorso di studio “.
E ancora: ” Il monitoraggio annuale di Indire evidenzia un utilizzo ancora residuale dello strumento, che al momento coinvolge in Italia 3177 istituti, con un impegno annuo limitato ad un centinaio di ore, (con risultati peggiori al sud e primato negativo in Basilicata con appena 74 ore all’anno) decisamente poche per poter parlare di un vero e proprio apprendimento all’interno dell’azienda
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