Una poesia per ricordare con amaro sorriso la nostra condizione di professori, i nostri stipendi, le mille incombenze.
In un anno in cui anche il banco
non è fisso, è semovente,
ti stupisce se il prof stanco
non ha stabile più niente?
Una classe alla volta
abituati a coordinare,
ci comandano stavolta
di due nomine accettare.
Perché il MIUR coi fichi secchi
sempre è avvezzo a far le nozze,
come i maghi con dei trucchi,
senza soldi, né carrozze.
Ora serve coordinare
anche un’orfana materia
che il diritto sa insegnare.
Non è scherzo! È cosa seria!
Disciplina senza ore,
senza un proprio professore,
ma c’è un voto, c’è un programma
c’è verifica…che fare?
Così al prof, poveraccio,
più non resta che accettare
quest’ennesino pasticcio
con ugual retribuzione
per la doppia sua funzione!
In quest’anno così fluido
una sol chiara certezza,
si prospetta all’orizzonte
con terribile amarezza:
al rinnovo del contratto
fino ad or non si dà atto,
lo stipendio è lì immutato
ma il lavoro è raddoppiato!
Eva Battiloro