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Polemiche per i mancati licei musicali in Emilia Romagna

Era nell’aria ma l’ufficialità si è avuta solo venerdì 8 aprile: dei tre Licei Musicali inseriti dalla Regione Emilia Romagna nel piano di dimensionamento scolastico 2011/12  l’Ufficio Scolastico Regionale ha approvato l’apertura del solo Liceo di Forlì.

 
Lo ha reso noto con uno stringato comunicato il vicedirettore generale dell’USR. Immediate le reazioni a Modena ed a Bologna, sedi identificate dalla regione per l’apertura degli altri due licei Musicali.
L’11 aprile, una delegazione di genitori, studenti e docenti del liceo Carlo Sigonio, guidata dalla preside, è stata ricevuta in municipio dal sindaco di Modena e dall’assessore comunale all’Istruzione. La rappresentanza della scuola ha fatto il punto sulle iniziative che intende intraprendere affinché il Ministero riveda la ‘bocciatura’ dell’istituzione di un corso di liceo musicale nell’istituto superiore modenese e ha chiesto l’aiuto dell’amministrazione.
I motivi della scelta di Forlì non sono stati resi noti dall’Ufficio Scolastico Regionale, così come non sono noti i motivi della mancata istituzione dei licei di Modena e Bologna.
Occorre tuttavia ricordare che l’istituzione dei licei Musicali, una delle assolute novità della riforma Gelmini, è sin dal suo avvio legata ad una “limitazione”. L’art. 13, commi 6-8 , del regolamento di licei (DPR 89/2010) fissa infatti in 40 le sezioni musicali che in prima applicazione possono essere aperte sul territorio nazionale. Ulteriori sezioni aggiuntive, continua il DPR, “possono essere istituite con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze”.
E proprio qui sta il problema: in Emilia Romagna nel 2010/11 è stato avviato un solo Liceo Musicale, quello di Parma che si è innestato sulla trentennale sperimentazione liceale del Conservatorio Boito. Ed in tutta Italia i licei avviati sono stati 37: restano quindi vuote solo tre caselle della prima tranche di 40 licei.
Ovviamente il problema è molto più complesso.  Infatti mentre la legge affida alle regioni il compito di definire l’offerta formativa (e quindi anche le tipologie di scuole da aprire), il DPR 89, che è pur sempre anche esso una legge, mette un freno alle istituzioni di licei musicali vincolando la loro nascita ad un decreto ministeriale.
Il motivo è presto detto: una classe di liceo musicale costa, in termini di organico, quanto 3 classi prime di liceo scientifico. Va infatti ricordato che la disciplina “esecuzione ed interpretazione”, ovvero strumento, è impartita individualmente per almeno 2 ore settimanali ad alunno. I conti sono così presto fatti: una classe con 25 alunni “costa” almeno 50 ore organico solo per strumento (applicando alla lettera l’allegato E del regolamento dei licei si potrebbe arrivare a 75 ore settimanali per 25 alunni!). A queste 50 vanno aggiunte almeno le altre 30 ore curricolari per un totale di 80 ore organico per una sola classe, contro le 27 di un liceo scientifico!
La nota Miur dell’11 febbraio 2011 ha così buon gioco a ricordare che il “Direttore dell’Ufficio scolastico regionale verificherà, in relazione al piano di dimensionamento adottato dalla Regione, la compatibilità dell’attivazione di nuove sezioni di liceo musicale e coreutico con le risorse di organico assegnate”.
E proprio a questa nota si richiama l’Ufficio Scolastico Regionale dell’Emilia Romagna.
Come a dire che il problema sta nelle risorse. Nella coperta cortissima per tutti.
Aluisi Tosolini

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