Il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha alzato un polverone dopo le dichiarazioni del 19 dicembre in cui ha provato ad analizzare (infelicemente) la situazione dei cervelli in fuga.
“Se 100mila giovani se ne sono andati dall’Italia, non è che qui sono rimasti 60 milioni di pistola. Conosco gente che è andata via e che è bene che stia dove è andata, perché sicuramente questo Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi”.
Come riporta La Repubblica.it, a colloquio con i giornalisti a Fano, il ministro del Lavoro, pochi minuti prima aveva difeso il Jobs Act del governo e aperto alla possibilità di rivedere le norme sui voucher, anche alla luce dei dati Inps sulla loro costante crescita, ha lanciato il sasso sulla ormai annosa questione della fuga dei cervelli.
Lo stesso Poletti, dopo il polverone alzato, ha provato a rettificare e tramite ANSA si apprende la correzione: “Evidentemente mi sono espresso male e me ne scuso. Non mi sono mai sognato di pensare che è un bene per l’Italia il fatto che dei giovani se ne vadano all’estero. Penso, semplicemente, che non è giusto affermare che a lasciare il nostro Paese siano i migliori e che, di conseguenza, tutti gli altri che rimangono hanno meno competenze e qualità degli altri. Ritengo, invece, che è utile che i nostri giovani possano fare esperienze all’estero, ma che dobbiamo dare loro l’opportunità tornare nel nostro paese e di poter esprimere qui le loro capacità e le loro energie”.
Una battuta infelice che non smetterà nei prossimi giorni di alimentare polemiche, considerando il tema molto delicato per tantissimi giovani che vorrebbero sfondare nel proprio Paese ma che invece sono costretti a “vendere” il proprio cervello a qualche altra nazione.
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