L’Associazione Nazionale Presidi (ANP), in occasione di un recente convegno, dal titolo:”La scuola del futuro”, ha lanciato le sue idee di riforma del sistema scolastico italiano. A tal proposito abbiamo intervistato la Vicepresidente Nazionale ANP con delega alle Alte Professionalità, la Prof.ssa Mafalda Pollidori docente di Italiano e Latino.
Abolizione delle materie e delle graduatorie di Istituto, sono proposte lanciate da ANP, come pensa essere una scuola dove non dovessero esistere più le discipline scolastiche e dove i Dirigenti si scelgono i docenti in base alle loro competenze?
Sicuramente è la scuola del futuro. L’abolizione delle materie è una provocazione che abbiamo lanciato in occasione del convegno “La scuola del futuro”. L’ANP ritiene che non si possa rispondere alla complessità del presente con l’organizzazione rigida del sapere in materie, intende quindi affermare il predominio degli argomenti sulle discipline: infatti, la provocazione va intesa come superamento della rigida separazione tra discipline scolastiche a favore della centralità di temi significativi e di nuclei fondanti proposti in modo interdisciplinare. Una scuola a misura di studente che sviluppi competenze
che mettano in grado di affrontare i nuovi saperi superando la separazione disciplinare.
A mio avviso, l’interdisciplinarietà deve divenire il cardine della didattica: non ha senso fare il Romanticismo al termine della secondaria di primo grado e poi semplicemente ripeterlo-seppur approfondendolo- nel percorso superiore. E’ necessario lavorare su un approccio centrato sui nuclei fondanti. Riguardo la chiamata diretta il riferimento era ai supplenti. Permettere al dirigente scolastico di scegliere gli insegnanti supplenti sulla base delle competenze che meglio si addicono alla realizzazione del piano dell’offerta formativa significa adottare un ottimo strumento di rendicontazione sociale sull’operato dello stesso dirigente ed evitare alla scuola la paralisi didattica che si verifica ad ogni inizio
di anno scolastico. La validità della scelta operata dal DS è sotto gli occhi di tutti (famiglie e studenti in primis) e pertanto non vi potrà essere nessuna deriva clientelare, non crede?
I docenti italiani sono i meno pagati d’Europa e il loro orario di lavoro va molto oltre le canoniche 18 ore frontali, non pensa sia giunto il momento di un giusto riconoscimento economico? Invece nella legge di bilancio 2019 è previsto un aumento medio triennale di soli 40 euro.
Nonostante il rinnovo del CCNL Istruzione e Ricerca, lo stipendio degli insegnanti è ancora lontano da quello dei “colleghi” del resto d’Europa. Infatti, l’importo lordo di un docente di scuola dell’infanzia e primaria – all’inizio di carriera – si aggira sui 19.996,27 €. Se ci pensiamo un collega del Lussemburgo percepisce uno stipendio minimo di circa 70mila euro annui, della Germania di 38.395 euro, mentre del Belgio è 25mila euro. E’ evidente che l’Italia si trovi collocata ben al di sotto della media europea. L’ANP ha sempre dichiarato che la “professionalità” docente passa da una equiparazione degli stipendi alla media europea. Inoltre, chiediamo da tempo il riconoscimento del lavoro sommerso del docente anche rivedendo le ore contrattuali riconosciute alla funzione docente. I docenti lavorano più delle ore contrattualizzate!
Troppo spesso nelle scuole le relazioni tra dirigenti scolastici e docenti , tra DS e sindacati, sono tesi e sfociano in un contrasto permanente. C’è chi sostiene che l’eccessiva discrezionalità dei Dirigenti scolastici incrina le buone relazioni, come si potrebbe risolvere questo grave problema?
Quella che definisce “eccessiva discrezionalità dei Dirigenti scolastici” non sono altro che
prerogative dirigenziali stabilite dalla legge necessarie alla gestione delle scuole autonome e a cui conseguono precise responsabilità. Ritengo quindi che sia un vessillo portato avanti dai sindacati confederali che non trova un reale riscontro nella realtà scolastica. L’assunzione di responsabilità di un dirigente è a tutela dei lavoratori, non contro. E, per i casi in cui dovessero verificarsi situazioni vessatorie, esiste il giudice del lavoro.
La carriera di docente non esiste e il bonus del merito del docente non ha avuto l’esito sperato, cosa pensa al riguardo?
L’ANP da quando nel 2002 ha accolto le ALTE PROFESSIONALITA’ della scuola – termine con cui ci si riferisce ai docenti – si è battuta per l’introduzione della carriera docente. In Italia chi nasce docente tale muore; l’unico sbocco di progressione della carriera è dato dall’accesso al ruolo dirigenziale. Riteniamo invece necessaria l’istituzionalizzazione del middle management, formato da un gruppo di docenti con specifiche qualifiche professionali che affiancano il dirigente nel coordinamento e nella gestione. Queste figure già operano nel sistema scolastico e sono i vicari, e figure di staff, le funzioni
strumentali. Il presidente Giannelli – ad avvio della sua presidenza – ha sottolineato la necessità di istituzionalizzare quel gruppo di docenti in un ruolo intermedio di coordinamento e di gestione nel sistema scolastico. Questo serve anche per garantire standard elevati di efficienza .Per quel che attiene il bonus premiale ritengo necessario che -come tutti i dirigenti pubblici- anche i dirigenti scolastici debbano attribuire il salario accessorio.L’attribuzione premiale è prerogativa di qualsiasi potere dirigenziale.
L’obbligatorietà della formazione inserita dalla legge 107/2015 pare non stia funzionando, cosa propone per migliorare il livello della formazione dei docenti, pensa sia necessario che i docenti che si formano vengano retribuiti?
La formazione è un diritto/dovere del docente, ora definita dalla legge “obbligatoria e strutturale”. Il docente che vuole fare al meglio il proprio lavoro ritiene indispensabile la formazione continua. Non ritengo si debbano retribuire i docenti che si formano, semmai prevedere forme di facilitazione per la formazione e garantire periodi sabbatici retribuiti.