Le dichiarazioni di Orzechowski hanno immediatamente alzato un muro di proteste, soprattutto dall’opposizione: “Sono affermazioni paragonabili a quelle di Hitler.
L’articolo 32 della Costituzione recita che nessuno può essere discriminato per alcun motivo nella vita politica, sociale o lavorativa”, ha commentato il deputato di Alleanza democratica di sinistra (Sld), Waclaw Martyniuk.
Per il momento il premier polacco, Jaroslaw Kaczynski, non ha commentato le nuove dichiarazioni del viceministro, ma quelle dei giorni precedenti non fanno presagire clamorose prese di distanza. Subito dopo la pubblicazione del disegno di legge, il premier aveva, infatti, sostenuto che lo scopo della norma non è discriminare gli omosessuali, ma evitare che quel modello di vita sia propagandato nelle scuole.
“Tollerare l’omosessualità è una cosa – aveva detto il premier – sostenerla è tutt’altra. Presentare ai giovani studenti l’omosessualità come un modello di vita alternativo a quello normale, non può essere accettato”.
Al di là di come si dipanerà la questione, è un dato di fatto che a distanza di quasi tre anni dal suo accoglimento nell’Unione Europea, la Polonia rimane legata a radici e convinzioni culturali decisamente tradizionali: almeno per quanto riguarda il mondo della scuola, in Europa la strada che porta ad una linea comune rimane decisamente in salita.
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