I lettori ci scrivono

“Positivi si, ma negli intenti”. La voce di un alunno

I miei giorni sono diventati tutti improvvisamente simili, in poco tempo ho perso la libertà di uscire ed ho iniziato a condurre quasi una sorta di vita parallela in cui il non dimostrare fisicamente il bene che si prova per una persona è paradossalmente la forma di dimostrazione migliore d’affetto.

All’inizio di tutta questa storia ho un po’ sottovalutato la situazione, forse per le mie scarse conoscenze delle reali problematiche o forse perché non mi toccava direttamente, ma lentamente senza saperlo sono diventato uno dei tanti pezzi di questa enorme catena che in questi giorni si è creata in Italia.

Improvvisamente anche io sono diventato importante, d’improvviso ho percepito sulle mie spalle un peso metaforico, uno di quei pesi che ti vengono imposti non come punizione ma piuttosto come forma di tutela sia per gli altri che per te, il peso dell’auto-quarantena, la quale onestamente all’inizio era un’ottima scusa per saltare la scuola, poi è diventata quasi una punizione ma adesso capisco che è una forma di protezione quasi come quando una mamma o un papà ti dicono di non giocare con il coltello , perché in quel momento loro stanno pensando al tuo bene e quello di chi ti circonda.

Questa auto-quarantena ci ha costretto ad isolarci dall’esterno diventando come tante piccole isole, ma per quanto possa sembrare un qualcosa di negativo forse invece alla fine ci lascerà qualcosa di positivo come la  più umanità ritrovata, più conoscenze sia generali e sia sul nostro essere persona  o magari anche una riscoperta di ricordi ormai passati.

A chi dice io non riesco a stare più in quarantena, io rispondo che bisogna pensare però che questa forma di protezione impostaci oltre ad aiutare noi, aiuta soprattutto quella moltitudine di eroi che negli ospedali combattono per salvare la vita a chi purtroppo ha contratto questo grande male, gente che non ha permesso che la paura li immobilizzasse, gente che lavora facendo turni estenuanti perché sa che non c’è niente di più brutto che vedere della povera gente morire da sola lontana dagli affetti per colpe che non ha, supportate devo dire anche da delle bellissime iniziative a cui con piacere vedo una grande risposta da parte di noi italiani.

Per concludere questo mio pensiero spero che il sogno fatto ieri sera sia una sorta di premonizione, nel sogno infatti io riprendevo a vivere una vita normale passando una giornata che più banale non poteva essere, in mezzo a tantissime persone parlando di stupidaggini con i miei amici, giorni che so torneranno solo se ognuno fa la propria parte e quegli slogan che passano in tv e sui social non siano solo belle frasi con cui “riempirsi la bocca”, ma degli splendidi ricordi di quella volta in cui l’Italia senza alcun tipo di distinzione è riuscita a sconfiggere un nemico comune con… l’aiuto di tutti.

 

Gabriele Cacia – V I IPSSEOA Soverato (Cz)

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