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Posizione ideologica o difesa dei diritti costituzionali?

Difendere la posizione di chi sostiene che gli enti privati abbiano il pieno diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato , è da considerarsi una strumentalizzazione ideologica o il tentativo di proteggere un principio costituzionale che sembrerebbe essere minato? 
Difendere il principio che determina l’accessibilità a tutti quanti lo desiderino, all’arte e alla scienza, e riconoscerne il loro libero insegnamento, è da considerarsi una barriera innalzata contro la modernità dell’autonomia scolastica o è semplicemente un impegno volto a salvaguardare il principio costituzionale della libertà d’insegnamento? In questi giorni che precedono il referendum di Bologna sulla legittimità o meno dei finanziamenti pubblici a sostegno delle scuole dell’infanzia, molti politici del Partito Democratico hanno preso una posizione netta e definita. 
Si tratta della stessa posizione del sindaco di Bologna Merola, anch’egli del PD, che ritiene fondamentale il finanziamento pubblico a sostegno delle scuole paritarie. 
I padri dell’autonomia scolastica e della parità scolastica, personalità del calibro di Romano Prodi e Luigi Berlinguer non solo sostengono, coerentemente al loro agire politico del passato, il finanziamento pubblico alle scuole paritarie, ma considerano ideologica e strumentale la posizione di chi lo avversa. 
Per Luigi Berlinguer, la finalità del finanziamento pubblico alle scuole paritarie, rappresenta la logica conseguenza della legge 62/2000 sulla parità scolastica, da lui stesso firmata. Una posizione analoga è stata assunta dal ministro dell’ istruzione Carrozza e dalla responsabile scuola del Pd Francesca Puglisi. 
In buona sostanza tutto lo stato maggiore del Pd si è schierato apertamente a favore di questo finanziamento pubblico a sostegno delle scuole paritarie. 
Eppure nel mondo reale di tutti i giorni, all’interno delle scuole pubbliche, insegnanti, studenti e famiglie hanno un’ idea completamente diversa da chi li dovrebbe rappresentare politicamente. Basterebbe stare tra la gente comune, che vive di scuola e per la scuola, per sentire le lamentele di chi vede, ogni giorno, cadere a pezzi, figuratamente e realmente, la scuola pubblica. Spesso negli edifici delle nostre scuole pubbliche, cadono, dai soffitti delle aule, pezzi di intonaco, con il rischio dell’incolumità dei nostri ragazzi. 
Non ci sono nelle casse dei Comuni, i fondi per la manutenzione ordinaria delle scuole d’infanzia e primarie, e anche le province non hanno i soldi per rendere più sicure le scuole secondarie. Siamo costretti ad assistere anche alle continue collette dei genitori, per sostenere le spese di prima necessità, come la carta igienica, i fogli A4 per la stampante ed in alcuni casi anche i soldi per i libri di testo delle scuole primarie. 
Dobbiamo assistere al tentativo da parte di alcuni dirigenti scolastici, di chiedere agli studenti i contributi per le iscrizioni all’anno scolastico successivo. 
Una vera vergogna nazionale, che si aggiunge agli ingenti tagli di oltre 8 miliardi di euro fatti in questi anni a danno della scuola pubblica, e che forse è passata inosservata agli occhi degli ideologi dell’autonomia scolastica e della parità scolastica, ma non certamente a quelli di chi, non per pregiudizio ideologico, ma per rispetto dei principi costituzionali, difende la scuola pubblica e la libertà di insegnamento. 
Forse la politica dovrebbe più spesso ascoltare le ragioni e i sentimenti del suo elettorato, piuttosto che le idee dei suoi strateghi, per meglio comprendere la vita reale e il disagio che si vive all’interno della scuola pubblica italiana.

Lucio Ficara

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