La questione delle posizioni economiche Ata sta tornando di nuovo d’attualità. Le prospettive non sembrano particolarmente favorevoli per gli interessati anche se per il prossimo 21 gennaio i sindacati sono stati convocati presso il Ministero proprio per discutere l’argomento.
Il problema è di vecchia data ed è legato ad una norma del 2010 che aveva bloccato le retribuzioni individuali in tutto il pubblico impiego; e così anche collaboratori scolastici e assistenti amministrativi, che pure avevano superato un apposito concorso al quale erano collegate nuove e più impegnative mansioni (cura degli alunni disabili in modo particolare).
Il fatto è che a molti Ata destinatari dell’aumento previsto dalle nuove mansioni lo stipendio venne effettivamente aggiornato, ma nell’autunno del 2013 il MEF ne decretò il blocco e anzi chiese addirittura la restituzione di quanto già incassato.
La situazione era talmente paradossale che il Governo fu costretto ad approvare in fretta e furia un decreto legge (il n. 3 del gennaio 2014) che prevedeva l’erogazione di un compenso una tantum di importo pari all’aumento spettante fino al 31 agosto 2014.
In realtà la legge subordinava questa operazione alla sottoscrizione di un accordo sindacale, che in effetti c’è stato proprio nell’estate del 2014.
Stando alla legge e al contratto, quindi, a partire dal 1° settembre 2014 le posizioni economiche non dovrebbero più esistere.
Di fatto, però, il personale ha continuato a svolgere le mansioni aggiuntive (peraltro del tutto indispensabili per poter garantire il regolare funzionamento delle scuole) e così adesso il problema si pone nuovamente.
Stando a quanto dice Uil-Scuola, una parte delle economie del MOF è stata trasferita alle scuole che potranno così riconoscere un compenso forfetario per le attività svolte nel periodo settembre-dicembre 2014.
Ma per il 2015 non c’è molto da fare e il MEF ha già fatto sapere che di qui in avanti non è più possibile riconoscere compensi aggiuntivi al personale destinatario delle cosiddette “posizioni economiche”. I sindacati ovviamente non ci stanno ma la “battaglia” si prospetta lunga e complessa e l’incontro del 21 gennaio non sarà certamente risolutivo.
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