Perdonate questa mia riflessione, ma considero inappropriata la scelta terminologica di didattica a distanza che si sta molto utilizzando in questi giorni. A mio modesto parere, si dovrebbe parlare di didattica con le tecnologie e la differenza non è di poco conto!
I numerosi strumenti tecnologici che utilizziamo quotidianamente sono indubbiamente utili, soprattutto in situazioni di emergenza, come quella che stiamo vivendo. Parlare, però, di didattica a distanza mi sembra fuorviante. L’espressione, infatti, confligge con quello che concretamente realizziamo nel nostro impegno quotidiano, che è lavoro d’aula, relazione umana, coinvolgimento emotivo, intimo e personale.
La didattica è la scienza della comunicazione e della relazione educativa. Che tipo di comunicazione e di relazione possiamo realmente concretizzare stando a distanza? Quali caratteri deve avere un progetto educativo che in qualche modo ci separa dai bambini?
Il rapporto insegnante – alunni è unico, irrinunciabile, insostituibile. E’ doveroso fare chiarezza e considerare le cose per quello che effettivamente sono!
La didattica è pratica educativa, è relazione, calore umano, sguardi, occhi negli occhi, mani che si sollevano, voci che si sovrappongono, ansie, pianti, sorrisi, illuminazione del momento. E’ pratica educativa e per questo richiede esperienza e interposizione umana. Implica coinvolgimento emotivo, affettivo e scambi continui fra persone che insegnano e apprendono reciprocamente..
La classe è il luogo dei diversi punti di vista, il nostro vicino fisico che coincide con il nostro vicino psicologico. Ogni bambino è un mondo, è diverso dagli altri, porta il proprio contributo all’interno della classe nei modi e nei tempi che gli sono propri.
Questi sono i pilastri, i nuclei fondanti del nostro lavoro!
Faccio appello alla vostra sensibilità, a voi, a tutti noi addetti ai lavori: evitiamo di definire didattica a distanza quello che stiamo realizzando in questi giorni. Utilizziamo altre espressioni, sicuramente più consone. Didattica con le tecnologie può sicuramente funzionare.
Gli strumenti tecnologici offrono alla didattica numerose, significative opportunità: arricchiscono, consolidano, completano il lavoro dei docenti, ma ritengo doveroso prendere le distanze da una definizione infelice, che mette in crisi le nostre forti convinzioni pedagogiche, che sono anche i fondamenti delle scienze dell’educazione.
Fredric Jones, nei suoi lavori, enfatizza l’importanza della relazione educativa, evidenziando alcuni suoi elementi imprescindibili: il respiro, il contatto oculare, la prossimità fisica, il portamento, le espressioni facciali, affermando che le competenze emotive degli insegnanti hanno una grande influenza nella relazione educativa con gli allievi, per la promozione del loro benessere e della loro crescita non solo cognitiva, ma anche affettiva”
Vorrei concludere proprio con una sua riflessione: gli insegnanti prendono ogni giorno circa cinquecento decisioni di conduzione della realtà di classe, che rende il loro lavoro secondo, come complessità e stress, solo a quello dei controllori di volo del traffico aereo.
A tutti coloro che vorranno accogliere questo appello, dico semplicemente… grazie!
Walter Pandiscia
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