Al rientro dalle vacanze natalizie insegnanti e studenti potrebbero trovare una novità poco gradita nelle proprie scuole.
Il prezzo di caffè, bibite e snack acquistati nei distributori automatici potrebbe subire un ritocco del 6% anche se la scuola aveva già fissato il prezzo con la ditta che gestisce il distributore.
A partire dall’inizio dell’anno, infatti, l’Iva di questi prodotti passerà da 4 al 10% e le associazioni di categoria dei distributori sono riusciti ad ottenere che nella legge di stabilità venisse inserito un emendamento che prevede che i prezzi di alimenti e bevande distribuiti mediante distributori automatici collocati in stabilimenti, ospedali, case di cura, caserme, uffici, scuole e altri edifici destinati a collettività “possano essere rideterminati in aumento” al solo fine di adeguarli all’incremento dell’aliquota dell’imposta sul valore aggiunto.
Sull’emendamento Confcommercio si è espressa favorevolmente in quanto si tratterebbe di una norma che evita che l’aumento dell’Iva pesi totalmente sulle imprese di vendita.
A conti i fatti è difficile dire se davvero tutti i prodotti dei distributori automatici subiranno aumenti, perché, per esempio, il 6% di 40-50 centesimi (questo il prezzo medio di un caffè da “macchinetta”) non arriva a 5 centesimi.
Il prezzo del caffè potrebbe restare fermo a 40 centesimi ma la lattina di bibita potrebbe passare da 70 a 80 centesimi in modo da “compensare” il mancato aumento del caffè.
Non resta che aspettare la riapertura delle scuole per capire cosa succederà, ma c’è chi pensa che per risparmiare basterebbe portarsi a scuola un piccolo termos con la bevanda calda preferita, come si faceva molti anni fa.
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