Dopo lo stop alle bocciature deciso nello scorso anno scolastico, ma anche ai “debiti formativi” da superare tramite apposita prova a settembre, negli scrutini finali di quest’anno si potrà invece bocciare e “rimandare”.
La conferma è arrivata dal Ministero dell’Istruzione che lo scorso 29 marzo, come riportato in un altro articolo di questa testata, ha fatto sapere che “non sono previste ulteriori ordinanze sulla valutazione degli studenti”.
Secondo il nuovo ministro Patrizio Bianchi, scrive il Corriere della Sera, quest’anno non si può paragonare allo scorso quando è stata decisa la promozione per tutti: la didattica a distanza dall’autunno è stata regolata dal Ccni sulla Didattica digitale integrata. Inoltre sono stati distribuiti pc e tablet, attribuiti alle scuole fondi per internet (ma sono stati sufficienti?, n.d.R.). Saranno quindi i Consigli di classe a decidere in piena autonomia le valutazioni, con la “validazione” della Dad anche in fase di scrutinio.
L’unica deroga potrà essere quella che riguarda il numero di giorni di frequenza (come già previsto per l’ammissione agli esami di “maturità”). Gli studenti che non siano riusciti a seguire le lezioni a distanza a causa di difficoltà di connessione o più in generale per problemi legati al Covid potranno comunque essere ammessi alla classe successiva se hanno la sufficienza in tutte le materie. Peraltro, va sottolineato che la questione “bocciature” interessa in particolare, dal punto di vista percentuale, soprattutto gli istituti secondari di II grado.
Ricordiamo che invece lo scorso anno da Viale Trastevere avevano fornito l’indicazione di far passare tutti alla classe successiva anche con insufficienze (persino gravi). Prevedendo, in questi casi, il recupero degli apprendimenti all’inizio dell’a.s., attraverso un’azione da dettagliare tramite il Pai per ciascun alunno promosso con insufficienze, ma non finalizzato poi ad un “esame di riparazione” (visto che a settembre la scuola era in presenza sarebbe stato possibile, nd.R.). Solo due le ipotesi, eccezionali, che consentivano a giugno la possibilità di bocciare: se l’alunno fosse risultato “non giudicabile” nel primo periodo dell’anno condotto in presenza all’interno della scuola (con motivazione già certificata in sede di Consiglio di classe) oppure se nel corso dell’anno fossero stati presi provvedimenti disciplinari in seguito a comportamenti ed azioni gravi dell’alunno.
A differenza del 2020, quest’anno gli alunni che a giugno avranno delle valutazioni negative potrebbero quindi ripetere l’anno scolastico o ricevere dei “debiti formativi” con giudizio di promozione “sospeso” in attesa di sanare i suddetti “debiti” (sempre che con una ordinanza ministeriale non si prendano altre decisioni, magari a fine mese).
Quali reazioni ha suscitato tale decisione? Partiamo innanzitutto dagli studenti: da un sondaggio di Skuola.net (i cui esiti sono stati riportati anche in un altro articolo di questa testata) risulta che su 2.500 alunni di scuole di istruzione secondaria di I e di II grado la maggior parte si mostra favorevole al ripristino di una qualche forma di selezione. Il 56% (ma alle scuole medie la percentuale sale ulteriormente) è d’accordo sul ritorno delle bocciature, il 44% è contrario.
È soprattutto la valorizzazione dell’impegno l’aspetto che spinge così tanti ragazzi a schierarsi a favore di tale procedura negli scrutini di fine anno. Leggiamo nel rapporto di Skuola.net che per oltre due terzi di loro (68%), infatti, chi aveva voglia di studiare ha continuato a farlo anche durante la difficile convivenza con la Dad e quindi non sarebbe giusto se venisse riservato lo stesso trattamento indistintamente a tutti gli studenti. Ancora più “rigoroso” il 16%, secondo cui – si legge nel suddetto sito degli studenti – “fermare” gli alunni più in difficoltà potrebbe essere quasi un bene, per aiutarli a recuperare le lacune accumulate nell’ultimo anno. Mentre per circa uno studente su dieci sarebbe un errore promuovere tutti perché la Dad, quest’anno, non ha inciso così profondamente sul rendimento rispetto a dodici mesi fa.
Sull’argomento è intervenuto sul Corriere della Sera anche Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi, che riferendosi a questo anno scolastico ha affermato: “non credo che sia utile la promozione automatica, ma non ci potrà neppure essere troppo rigore, bisognerà tenere conto del disagio di un anno così travagliato distinguendo almeno tra chi si è impegnato anche se non ha raggiunto gli obiettivi e chi no. Nei casi dubbi si potrebbe promuovere con l’obbligo di recupero“. Purché, aggiungiamo noi, si facciano a settembre esami di “riparazione” veri come negli anni precedenti per i “debiti formativi”: chi li supera passa alla classe successiva, viceversa si resta nella classe di appartenenza dell’a.s. precedente.
E comunque ci sembra una posizione di “buon senso”, perché occorrerebbe valutare anche l’impegno profuso: se un alunno si è impegnato davvero ma ha trovato difficoltà andrebbe in qualche modo aiutato (e a mio parere è questo un parametro che andrebbe applicato al di là della Dad), altro discorso invece per chi ha mostrato di non volersi impegnare in alcun modo, nonostante magari le sollecitazioni degli stessi insegnanti. E certamente non sono stati rari i casi in cui proprio gli alunni promossi l’anno scorso con insufficienze gravi non si sono impegnati granché quest’anno e così non solo non hanno “sanato” quanto richiesto nel Pai ma hanno accumulato altre lacune.
Ma c’è chi è proprio contrario alle bocciature in un contesto scolastico quale quello di quest’anno: ad esempio in una trasmissione televisiva della Rai, recentemente la conduttrice e alcuni ospiti (nessuno che operasse nel mondo della scuola, a conferma che delle problematiche scolastiche spesso “disquisiscono” un po’ tutti ma poche volte si sente la voce degli addetti ai lavori) hanno detto che non è giusto bocciare con la scuola che è stata per tanto tempo in Dad (a parte, ricordiamo, che sono tanti gli insegnanti che per gran parte del’a.s. hanno fatto lezione in presenza – soprattutto in alcune regioni – a cominciare da quelli dell’infanzia e delle primarie nonché delle medie, almeno per il primo anno, sino ai docenti dei laboratori delle scuole superiori, senza ovviamente dimenticare gli insegnanti di sostegno).
Sono in molti invece a chiedersi se sia giusto promuovere tutti, soprattutto chi già lo scorso anno ha beneficiato della decisione voluta dall’ex ministra Azzolina: pur considerando che con le lezioni a distanza la valutazione è difficile, fra chi lavora nella scuola è abbastanza condivisa la convinzione che “far passare per due anni di seguito studenti impreparati non ha senso” (anche perché se “bisogna formare la futura classe dirigente del Paese” non sembra… la soluzione migliore!).
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