Un movimento politico che mette al centro del suo progetto la trasformazione sociale, non può non fare i conti con la Scuola.
La 1ª Assemblea Nazionale sulla scuola di Potere al Popolo vuole iniziare a rispondere a questa necessità, sul piano dell’analisi, della proposta politica e delle iniziative di mobilitazione.
Nella due giorni di Torino studentesse e studenti, lavoratrici e lavoratori della scuola e militanti provenienti da tutta Italia si conosceranno e si confronteranno su alcuni grandi temi: quale ruolo hanno i modelli formativi della UE e le loro ricadute didattiche nell’evidente torsione delle finalità educative della scuola italiana? A quale modello di sistema produttivo alludono le proposte di regionalizzazione provenienti da Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, che mettono in seria discussione l’esistenza di un sistema di istruzione nazionale?
A quali logiche economiche risponde il rafforzamento di una didattica per competenze e il corrispettivo impoverimento delle conoscenze? Come si modifica la vita scolastica rispetto a quelle che abbiamo chiamato le nuove frontiere dello sfruttamento, prima fra tutte l’Alternanza Scuola-Lavoro?
Qual è il senso sociale della repressione a scuola, mascherata da lotta all’illegalità sotto il nome di “scuole sicure” e caratterizzata dalla presenza di corpi militari nella scuola? Quale prospettiva pedagogica di transizione verso un orizzonte antiautoritario e antiliberista e di educazione popolare può costituire oggi il “programma minimo” per i soggetti che attraversano quotidianamente le aule scolastiche?
Come rilanciare il piano delle mobilitazioni unitarie tra studenti e insegnanti, dentro e fuori gli edifici scolastici, e in connessione con altri settori di sfruttamento? Come creare una rete nazionale della scuola di Potere al popolo che sia, ad un tempo, aperta a tutti coloro che ritengono necessario riprendere la riflessione e la proposta sui modelli didattici ed educativi e, a partire da ciò, in grado di rilanciare un piano di mobilitazione nazionale?
Cominciare a confrontarsi su queste domande è il compito oggi del movimento reale. Non è più una fase di resistenza pura. Di fronte alla crisi di prospettive, che attraversa ormai fasce sempre più consistenti dei settori giovanili, il paesaggio si chiarifica. La scuola vuole combattere lo sfruttamento o ne è complice? Vuole la rassegnazione o la trasformazione dell’esistente?
Solo iniziando a rispondere a queste questioni essenziali, gli insegnanti della scuola italiana possono riprendere a svolgere una funzione, ritornando a lottare non solo per le proprie condizioni materiali, ma anche per fornirsi di adeguati strumenti di lettura critica della realtà e riaprire così una stagione di lotta politica e culturale e lavorare insieme a tutti gli altri soggetti sfruttati per la trasformazione sociale.
Lucia Donat Cattin
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