A portare il dato è stata Marzia Sica della Compagnia di San Paolo, partner italiano in collaborazione con la Fondazione Zancan del progetto transatlantico Tfiey, insieme alle Fondazioni Cariparo, Cariplo e Con il Sud.
Nell’ambito delle celebrazioni per i 50 anni della Fondazione Zancan, si è svolto ieri l’incontro dal titolo “L’impatto della povertà e del maltrattamento nel futuro dei bambini”, realizzato in collaborazione con l’International Association for Outcome-based Evaluation and Research on Family and Children’s Service.
I dati disponibili a livello italiano ed europeo riferiscono di un incremento notevole, negli anni della crisi, della povertà infantile: in Italia nel 2012 quasi un terzo (31,9%) dei bambini fino a 6 anni era a rischio di povertà o esclusione sociale. Un valore maggiore rispetto alla media europea (26%) e cresciuto di 5,6 punti percentuali rispetto al 2007 (contro un incremento Ue dell’1,5%, Eurostat). Su circa 4,8 milioni di poveri assoluti nel 2012 in Italia, quasi 1,1 erano minori.
«Vivere in condizioni precarie e deprivate rende più probabili forme di maltrattamento», ha spiegato il direttore della fondazione Zancan Tiziano Vecchiato. «Ci vuole un grande sforzo collettivo per aiutare questi bambini e sostenere le loro famiglie. Per questo abbiamo voluto riunire a Padova studiosi da tutto il mondo, impegnati a trovare soluzioni concrete ed esportabili. Queste esperienze sono a disposizione dei decisori politici e dei tecnici, devono solo essere ascoltate». La povertà dei bambini si traduce in salute più a rischio, minore frequenza scolastica e risultati più scarsi, difficoltà dei rapporti sociali. Per contrastare la povertà infantile, le risorse stanziate in Italia sono molto inferiori rispetto alla media europea: la quota destinata a bambini e famiglia nel 2010 era il 4,6% sul totale della spesa per protezione sociale, contro l’8% medio europeo. Poche risorse e scarso impatto: i trasferimenti economici riescono a ridurre del 6,7% la quota di minori poveri, mentre in Europa il calo è di 14,2 punti percentuali nel 2011 (Eurostat- Vita.it).
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