Il report di Save the Children (realizzato in collaborazione con IPSOS) ci racconta di uno studente su quattro (28%) che afferma che dal primo lockdown, almeno un proprio compagno di classe ha smesso completamente di frequentare le lezioni.
Un dato che non ci stupisce. Laddove la DaD è stata difficoltosa, i livelli di dispersione scolastica si sono notevolmente accresciuti. I cosiddetti Early School Leavers, ovvero i giovani che sono arrivati alla maggiore età senza aver conseguito il diploma superiore e avendo lasciato prematuramente ogni percorso di formazione, oscillavano nel 2019 tra il 6,8% (provincia autonoma di Trento) e il 22,4% (Sicilia), con un valore medio del 13,5%; in pandemia, pare che questi valori siano schizzati in alto, aggirandosi attorno ai numeri della crisi economica e finanziaria del 2008 (con una media del 20%).
A questo si aggiunge il dato drammatico degli studenti di 15 anni che già prima dell’emergenza COVID-19 non raggiungevano le competenze minime in matematica, lettura e scienze, misurate attraverso i test OCSE PISA. Un quarto di studenti (con picchi di uno su tre nel Sud e nelle Isole) non raggiungono i risultati sperati.
Su questi argomenti la DIRETTA di martedì 22 giugno alle 17:20, per seguire gli eventi di Catania, dove si svolgerà il G20 dei ministri dell’Istruzione e del Lavoro, sotto la Presidenza dell’Italia. La conferenza stampa, aperta ai giornalisti, dovrebbe tenersi a partire dalle 17:20. La Tecnica della Scuola seguirà l’evento con il direttore Alessandro Giuliani e il vice direttore Reginaldo Palermo.
Nel nostro Paese, secondo l’ISTAT, il 12,3% dei minori tra i 6 e i 17 anni non ha avuto disposizione durante la pandemia né pc né tablet, strumenti fondamentali per restare al passo della didattica a distanza. In alcune regioni del Mezzogiorno, la percentuale arriva al 19%. Inoltre, nel nostro Paese circa il 41,9% dei minori ha vissuto il periodo di lockdown in abitazioni sovraffollate, come abbiamo riferito più volte. Lo riporta sempre lo studio di Save the children sulla povertà educativa.
Lo svantaggio economico si riflette su quello educativo anche dal punto di vista dell’accesso alle migliori condizioni di studio possibili. Molti genitori, infatti, durante la pandemia non hanno potuto offrire ai propri bambini tempo, spazio e strumenti educativi efficienti a casa, con effetti diretti sull’efficacia della didattica a distanza e sull’apprendimento. L’ISTAT ha infatti rilevato che il 44% delle famiglie che non hanno internet a casa dichiara, come motivo principale del mancato collegamento, l’alto costo delle connessioni, mentre il 32.3% il costo elevato degli strumenti necessari al collegamento stesso (e.g. computers, tablet o smartphones).
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