Oltre alla retribuzione discutibile, ai costi in aumento ed all’estrema mobilità, il personale scolastico e docente è sottoposto da oramai oltre un ventennio a rischi d’incolumità elevati. Aggressioni, omicidi e danni al personale si leggono sulle testate europee su base quotidiana, tanto da provocare la reazione non solo istituzionale, ma anche politica a tali fatti. L’assassinio dei due docenti francesi nel biennio corrente, le commemorazioni disturbate dagli studenti ed il tentativo di secolarizzazione dell’istruzione sono elementi che denotano l’aumento delle violenze e la risposta, spesso in ritardo, degli Enti Locali, i quali non dispongono di strumenti di contenimento e legislativi adeguati alla protezione del personale esposto a rischi giornalieri. In Europa la questione risulta assai seria, tanto che il noto report Eurydice si è occupato in prima battuta della sicurezza nelle scuole specie nelle aree più povere e complesse del Vecchio Continente: il quadro è assai compromesso dalla libera circolazione di armi e strumenti utili all’offesa oltre che alla pressione delle organizzazioni criminali a livello locale, che accolgono tra le fila numerosi giovani e giovanissimi pronti a farsi giustizia anche per un brutto voto in pagella.
I fatti di Praga
Giovedì scorso la Repubblica Ceca è stata testimone di una delle sparatorie più sanguinose della storia condotta in un ateneo. Un uomo armato ha ucciso 14 persone e ne ha ferite altre 25 nell’Università carolina di Praga. Secondo la polizia, anche l’uomo armato di 24 anni è stato “eliminato” in seguito alla sparatoria avvenuta all’Università Carolina, nel centro storico della capitale. Gli eventi hanno avuto inizio intorno alle 15:00 ora locale in piazza Jan Palach, presso l’edificio della Facoltà di Lettere dell’università. Nelle riprese video condivise sui social media i giorni scorsi, gli studenti sono stati visti aggrappati al muro dell’edificio universitario, mentre alcuni saltavano per mettersi in salvo da una delle sporgenze dell’edificio diversi piani più in alto. Si sentono anche gli spari. L’uomo armato, che è stato identificato come David Kozak dai media locali, avrebbe assassinato suo padre prima di uccidere i suoi compagni di corso. Era uno studente all’Università Carlo di Praga e studiava storia polacca. La polizia ritiene che Kozák si sia ucciso con l’arma che deteneva illegalmente dopo uno scontro a fuoco con gli agenti sul passaggio pedonale dell’edificio, forse dopo essere rimasto ferito. L’autopsia non è stata ancora completata, ma le autorità ritengono che le “ferite importanti e le lesioni” indichino il suicidio.
Il caso francese come risposta alle violenze: controlli serrati in classe
Dopo gli attacchi terroristici del 13 novembre scorso a Parigi, che hanno visto alcuni studenti coinvolti nell’accoltellamento di un membro del personale docente e rispettiva minaccia agli studenti presenti, le scuole francesi sono cambiate. Prima di accedervi, l’identità e i bagagli di tutti vengono sistematicamente controllati. Studenti e genitori non potranno più sostare, né parcheggiare, fuori dagli ingressi principali. Prima delle vacanze di Natale, tutti gli alunni hanno dovuto prendere parte a due esercitazioni di sicurezza: un’esercitazione antincendio e uno scenario di “blocco sistematico emergenziale”. Tutte queste misure fanno parte di una serie di ordini impartiti dopo gli attacchi di novembre. Un nuovo memorandum, pubblicato il 17 dicembre, ha completato l’arsenale dei preparativi. Redatto dai Ministeri dell’Istruzione Nazionale e dell’Interno, ha previsto, tra l’altro, corsi di “sensibilizzazione” sul primo soccorso per insegnanti, alunni e loro famiglie a partire da febbraio. I consigli scolastici dovranno istituire “unità di gestione delle crisi” e dovranno redigere un inventario dei numeri di cellulare dei presidi scolastici per poterli allertare in tempo reale durante le situazioni di crisi. Nelle prossime settimane ci saranno nuove misure per proteggere le “aree particolarmente vulnerabili” delle scuole. A Parigi, le autorità potrebbero presto installare “pulsanti di avviso di aggressione”, sistemi remoti di videoprotezione, ingressi a doppia porta difesa o finestre protettive. L’aumento delle misure fa seguito alla minaccia di uccisione dell’ISIS rivolta agli insegnanti sulla rivista online dell’organizzazione terroristica alla fine di novembre e alle richieste esplicite di gruppi di genitori per una maggiore sicurezza.