Immissione in ruolo su buona parte dei posti d’insegnamento vacanti entro il 2006, ma ricorrendo alla mancata ricostruzione di carriera maturata con gli anni di servizio attraverso le supplenze: è questa la proposta avanzata nei giorni scorsi da Giuseppe Valditara, senatore di Alleanza nazionale, e che a partire dalla prossima settimana sarà valutata a fondo dai dirigenti di viale Trastevere. Al Ministero dell’Istruzione è stato richiesto di verificare se le perplessità riscontrate in prima battuta dal Ministero dell’Economia, nel dare attuazione al piano pluriennale di assunzioni previste nel luglio scorso con la legge n. 143/2004, siano più o meno superabili.
L’idea del senatore Valditara sarebbe quella di sottrarre, attraverso il mancato inserimento degli anni di supplenza nel curriculum dei neo-insegnanti immessi in ruolo, circa 2 mila euro in meno l’anno in busta paga: tale operazione permetterebbe allo Stato di risparmiare così annualmente circa 150 milioni di euro. "Negli ultimi dieci anni – ha dichiarato Valditara – sono state fatte circa 75 mila assunzioni e malgrado ciò il mondo della scuola detiene il triste primato, nel settore pubblico, del più alto numero di precari. Si tratta di un dato che se da un dato non consente di razionalizzare la gestione del personale, dall’altro produce degli insegnanti privati di quella serenità necessaria per affrontare le novità del progetto riformatorio".
Secondo la proposta di Valditara entro cinque anni, a partire sempre dal 2006, tutti i posti vacanti disponibili a livello nazionale verrebbero assorbiti da personale a tempo indeterminato: ai 90 mila insegnanti assunti nel 2006 si aggiungerebbero, infatti, altri restanti 30 mila posti che verrebbero ricoperti con le immissioni in ruolo entro i successivi cinque anni. In tal mondo la scuola entro il 2010 vedrebbe azzerarsi gli attuali 120 mila posti circa, di ogni ordine e grado, che annualmente vengono assegnati a personale docente precario.
Valditara ha reso noto che lo Stato solo per gli anni 2002 e 2003 ha pagato agli insegnanti neo-immessi in ruolo una cifra che si aggira attorno ai 650 milioni di euro: con la normativa in vigore i docenti neo-assunti godono infatti sin da subito del beneficio di maturare, grazie al calcolo degli anni di supplenza, di alcuni scatti di anzianità. L’idea di fondo è che il ritardo di tale automatismo permetterebbe, ad un costo sostanzialmente analogo a quello attuale e quindi senza alcuna sofferenza per le casse dello Stato, di sottrarre dal precariato almeno 100 mila insegnanti, spesso pluri-abilitati ed in attesa del ruolo anche da oltre 20 anni. Il senatore di An ha inoltre specificato che gli anni di servizio svolti sotto forma di supplenza continueranno ad essere valutati, come accade oggi, ai fini della pensione e della liquidazione.
Se la proposta dovesse avere l’approvazione da parte di viale Trastevere la sua valutazione passerà nei prossimi mesi sul tavolo sindacale. Possibilisti Massimo Di Menna, segretario della Uil scuola ("potremmo valutare la proposta in sede negoziale") e Alessandro Ameli, coordinatore nazionale della Gilda degli insegnanti ("pur di vedere stabilizzati i precari siamo pronti a verificare qualsiasi strada"). Decisamente contrari, invece, Enrico Panini, segretario della Flc-Cgil ("Un’ipotesi del genere sarebbe incostituzionale") e Francesco Scrima, segretario della Cisl scuola ("il personale della scuola andrebbe valorizzato e non ancora una volta mortificato"). L’obiettivo della maggioranza di Governo rimane comunque quello di introdurre la proposta, con le inevitabili correzioni, nella Finanziaria del 2006. Sempre che il Miur non bocci sin da subito l’idea del senatore Valditara.
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