Precari, a Milano risarcimento record: ad un solo docente vanno oltre 30mila euro
È dovere dell’amministrazione, in qualità di datore di lavoro, dimostrare la temporaneità e l’eccezionalità della proposta dei contratti stipulati a tempo determinato per l’esercizio delle supplenze: con questa principale motivazione, il giudice del Lavoro Silvia Ravazzoni ha ordinato – confermando le pronunce precedenti emesse dai suoi colleghi di primo grado e dalla corte di appello – un risarcimento record, superiore ai 30mila euro, che il Miur dovrà corrispondere nei confronti di un docente (difeso dall’Anief). La cospicua cifra si compone di mancati scatti di stipendio per il servizio svolto dall’a. s. 2006/2007 (3.562,79 euro); la conversione dei contratti dal 30 giugno al 31 agosto (15.161,66 euro) e il pagamento di otto mensilità come condanna per l’abuso della reiterazione dei contratti (10.400 euro). A cui sono stati aggiunti anche 1.600 euro più interessi e altro, come risarcimento delle spese anticipate dal legale del precario.
Attraverso la sentenza, il giudice ha quindi ribadito la prescrizione decennale nelle cause portate avanti, ha sottolineato la nullità di circolari ministeriali che contro la legge autorizzavano ad assegnare posti vacanti e disponibili a cattedre al termine delle attività invece che annuali. E ha disposto l’annullamento del contratto a termine illegittimamente posto.
Insomma, ancora una volta dalle aule dei tribunali giungono sentenze che contraddicono quello che viene deciso nelle stanze del Miur. Il loro susseguirsi non fa altro che alimentare nuovi ricorsi. Lo Stato lo sa bene e non è un caso se, per cautelarsi, ha imposto una legge che presto porrà fine (con l’ultimo giorno di febbraio 2012) ai tempi per inviare la lettera interruttiva dei termini per ricorrere.
“In ogni caso, grazie all’Anief – ha dichiarato l’entourage del sindacato degli educatori in formazione – i precari della Scuola ottengono giustizia, mentre il Miur è condannato a pesanti risarcimenti danni per l’abuso dei contratti”. L’organizzazione guidata da Marcello Pacifico ha anche colto l’occasione per ricordare che l’intenzione è quella di condirre la battaglia non più solo nelle aule giudiziare, ma anche nelle grigie stanze di viale Trastevere. Ma per centrare questo nuovo obiettivo dovrà necessariamente raggiungere il 5% della rappresentatività (attraverso i voti che verranno espressi, potenzialmente da quasi un milione di lavoratori della scuola, in occasione del rinnovo delle Rsu d’inizio marzo). L’intenzione è combattere frontalmente una serie di questioni mai risolte: tra queste, il sindacato promette di battersi per “la piena parità di trattamento tra personale a tempo determinato e personale a tempo indeterminato e la stabilizzazione dei precari con 36 mesi di servizio, su tutti i 70.000 posti ancora vacanti e disponibili”.
Ma non solo: l’ Anief promette sin d’ora che “chiederà anche l’annullamento dell’illegittimo contratto siglato il 4 agosto 2011 da Cisl, Uil, Snals e Gilda, che abolisce il primo gradino stipendiale per i neo-assunti, tolto illegittimamente, in ragione proprio della loro stabilizzazione, perché il diritto a un posto fisso per il funzionamento ordinario della scuola non è contrattabile”.
Resta ora da capire se la linea combattiva intrapresa dall’Anief, a cui si aggiungono i non pochi esiti positivi dei ricorsi avviati nell’ultimo triennio, possano bastare per convincere almeno 5% dei dipendenti della scuola a votare il suo “listone” (cui hanno aderito una serie di sindacati minori, tra cui Sisa, Conitp, LISA, Scuola Athena, USI). Anche perché se ciò dovesse accadere, se il sindacato “sfondasse” il tetto imposto dal regolamento dell’Aran, ciò verrebbe a determinare un assetto di rappresentanze dei lavoratori sicuramente diverso rispetto al trittico dei Confederali e ai due autonomi Snals-Gilda che hanno dominato la scena sindacale degli ultimi anni.