I Cip (comitati degli insegnanti precari) hanno diffuso un comunicato in cui prendono atto con soddisfazione della decisione della Corte costituzionale di non ammettere, tra gli altri, il quesito referendario sul lavoro a tempo determinato. “I Cip ribadiscono ancora una volta la propria volontà di portare avanti la propria battaglia per il riconoscimento della piena parità dei diritti contrattuali con i colleghi docenti di ruolo (a fronte della già esistente parità dei doveri) – dice nel comunicato Roberto Farci, del direttivo nazionale Cip – e ricordano che, non più di alcune settimane fa, il governo si era espresso contro la totale libertà di licenziamento da parte delle imprese private. Lo stesso governo,– spiega l’esponente Cip – sulla stessa linea dei precedenti, continua però ad agire in modo esattamente contrario a quanto dichiarato, avendo da tempo avocato a se stesso quella piena libertà di licenziamento contro la quale pubblicamente si schiera. La situazione del precariato docente della scuola italiana – continua Farci-, nei confronti dei quali gli abusi, i licenziamenti plurimi ed i ritardi nella corresponsioni degli stipendi costituiscono non l’eccezione, bensì la regola, è infatti in stridente contrasto con ogni norma del diritto del lavoro. Si tratta di un fenomeno di abnorme discriminazione nei confronti di circa 150.000 lavoratori rispetto alla restante parte della categoria, già di per se notevolmente penalizzata“.
I Cip ricordano inoltre che la stessa Corte di Cassazione a sezioni riunite, con la sentenza n. 865 del 7 dicembre 1999, ha di recente riconosciuto il diritto dei lavoratori, statali o meno, ad essere considerati come dipendenti a tutti gli effetti, a prescindere dalla qualifica formale del rapporto di lavoro, ma tenendo in considerazione anzitutto l’effettiva natura e le caratteristiche delle funzioni svolte. “Il principio dell’unicità della funzione docente non può infatti essere messo in alcun modo in discussione, -conclude il dirigente – ed i Comitati porteranno avanti la battaglia civile e legale per il pieno riconoscimento di tale principio e per la sua conseguente applicazione sul piano pratico“.