C’è un aspetto ancora poco noto del nuovo reclutamento dei docenti: quello del periodo di formazione obbligatoria in servizio, conseguente alla pre-assunzione.
Già, perché la vera assunzione a tempo indeterminato avverrà solo al termine di uno, due o tre anni, a seconda se il precario è abilitato, non lo è ma ha svolto più di 36 mesi di supplenze oppure è in possesso solo del titolo di accesso per insegnare uno o più discipline (svolgendo in quest’ultimo caso il concorso pubblico, previa acquisizione dei 24 crediti formativi Cfu).
Il primo biennio di questo periodo prevede un trattamento che non ha precedenti nel mondo della scuola: una sorta di “apprendistato”, durante il quale ci si formerà, anche cominciando ad entrare in aula, ma non a pieno titolo.
Il tutto, in cambio di uno stipendio ridotto. Tanto che in questo periodo si stipulerà con l’Ufficio scolastico solo un contratto retribuito di formazione iniziale e tirocinio.
È su questo aspetto che punta il dito l’Usb Scuola: sostiene, con un comunicato infuocato, che questa modalità di avvicinamento all’immissione in ruolo – “chi vince un concorso non viene assunto direttamente ma sottoposto a una ulteriore valutazione triennale” – creerà solo “ulteriore precarietà per i docenti neoassunti: pagati per due anni meno di 500 euro netti per 10 mesi e utilizzati al secondo anno come tappabuchi per le supplenze brevi, senza la certezza dell’assunzione a tempo indeterminato prima di aver superato le valutazioni annuali per ogni anno del percorso e senza la possibilità, che esiste attualmente, di ripetere l’anno di prova”.
Già, perché in linea teorica questi insegnanti potrebbero anche, dopo il lungo periodo di “prova” e formazione, essere considerati non idonei all’insegnamento
Il sindacato di base fa sapere che “nelle assemblee sindacali di questo autunno” ha “condiviso con i colleghi tutte le perplessità relative a questo percorso di formazione che vedrà ulteriormente precarizzata la condizione del personale docente all’indomani dal superamento del concorso a cattedra”.
Quindi, l’Usb ritiene “inaccettabile il sistema del FIT che avrà drammatiche conseguenze tra cui un fortissimo impoverimento del salario dei neoimmessi nei primi due anni di ruolo e un totale asservimento con aumento della ricattabilità da parte dei dirigenti scolastici i quali determineranno con vari step valutatitivi l’effettiva immissione in ruolo pena il dover ripetere l’esame concorsuale”.
“Per queste ragioni, nella trattativa per il rinnovo contrattuale, USB chiede che i vincitori del concorso a cattedra siano immediatamente assunti come lavoratori a tempo indeterminato, non soggetti al nuovo percorso di formazione in servizio (FIT)”.
Peccato che per superare la legge occorra un’altra legge: cambiare la norma con il contratto di categoria potrebbe infatti portare la questione in tribunale, dove le possibilità di vedere vincenti coloro che hanno depotenziato il Fit sarebbero ridotte all’osso.
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