“Quello dei precari è un tema serio: è presente nella nostra scuola da decenni, non è un tema attuale. E noi lo vogliamo risolvere”. Lo ha detto il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, nel corso di un’intervista rilasciata alla Tecnica della Scuola, in occasione dell’anniversario della nostra testata giornalistica, che il 10 maggio compirà 70 anni.
Il ministro ha dialogato su un tema, quello dei posti vacanti e dei precari, tornato di stretta attualità: a settembre, infatti, i numeri torneranno altissimi. Si potrebbe arrivare a 200 mila supplenze. In queste condizioni, l’esigenza ora è quella di fare incontrare il prima possibile domanda e offerta.
Rispondendo ad una domanda sul disegno di legge proposto dal senatore leghista Mario Pittoni, che vorrebbe rendere indispensabile il domicilio professionale per partecipare ai futuri concorsi pubblici, Bussetti ha dichiarato che il vulnus dei precari va risolto “per il bene della scuola e di queste persone, che hanno la necessità anche di progettare una propria vita personale, quindi di avere anche una stabilità professionale che gli possa garantire di guardare al futuro sotto tanti aspetti”.
“Quello della continuità didattica – ha aggiunto Bussetti – è l’altro aspetto che condiziona la qualità del lavoro: avere tanti insegnanti stabili nel proprio istituto che possono portare avanti il loro lavoro con continuità, migliora la qualità. È sicuramente un elemento importante. Con i sindacati – ha assicurato – c’è un ottimo rapporto, per arrivare a trovare una soluzione giusta, equa, corretta, che possa garantire qualità anche nell’insegnamento”.
Dal Governo è stato detto, però, che l’unico canale per entrare di ruolo rimane quello del concorso, come previsto del resto dalla legge?
“È previsto dalla Costituzione – ha replicato il ministro -: è un primo passo importante che mette ben chiaro un aspetto legato al reclutamento. Ma questo non nega di valutare altre possibilità”.
Si parla di un innalzamento della soglia del 10% nei concorsi pubblici riservata ai precari storici con oltre 36 mesi di servizio: molti sostengono che è insufficiente. C’è possibilità che questa soglia si possa alzare?
“Sicuramente è una nostra proposta quella di potere accedere a quelle che saranno le procedure concorsuali senza la prova preselettiva. Perché bisogna dare atto all’impegno e al lavoro che hanno svolto questi lavoratori finora. E questo è evidente. Ma ripeto, non è l’unico percorso: è un primo percorso che serve per dare stabilità ed equilibrio per arrivare a risolvere un problema di queste persone che sento anche mio”.
Possiamo dire che il ministero si sta occupando dei precari storici e si sta occupando della loro causa, per trovare una soluzione anche sul lungo periodo?
“Non il ministero: il ministro, che ha a cuore il problema e ci crede. Perché ha fiducia in queste persone, che quotidianamente lavorano nelle nostre scuole. E certe condizioni contrattuali mi mettono in difficoltà. Noi vogliamo assolutamente arrivare a trovare una soluzione che non sia tampone, ma che dia una continuità affinché si risolva il problema del precariato: un problema endemico che dura da lustri, ha quasi l’età della Tecnica della Scuola, a cui faccio i miei auguri per i 70 anni. È un problema che vogliamo in tutti i modi cercare di superare, garantendo una qualità del servizio scolastico che le nostre famiglie hanno diritto ad avere.
Sulla ‘Tecnica della Scuola’, a breve, le altre parti commentate dell’intervista al ministro dell’Istruzione Marco Bussetti realizzata dal nostro direttore Alessandro Giuliani.
L’intervista integrale al ministro.