Si sta concretizzando sempre più la cancellazione del comma 131 della Legge 107 del 2015, che, a partire dal 1° settembre 2016, stoppa le supplenze del personale docente, educativo, amministrativo, tecnico e ausiliario su posto vacante, raggiunti i 36 mesi di servizio.
Come anticipato dalla Tecnica della Scuola, la volontà della maggioranza parlamentare si è concretizzata con un emendamento del Movimento 5 Stelle, a prima firma dell’on. Lucia Azzolina, al decreto Dignità approvato nel pomeriggio del 27 luglio dalle Commissioni Finanze e Lavoro della Camera dei deputati. Si tratta di un passaggio fondamentale per l’approvazione della modifica della norma, perché i possibili rilievi degli economisti parlamentari rappresentavano lo scoglio più grande verso il via libera della nuova possibile norma.
Ora, l’emendamento è atteso solo dall’approvazione dell’Aula, prima di passare a Palazzo Madama.
Il Movimento aveva definito la misura della Buona Scuola come una norma “genera precari”, perché, afferma ora Luigi Gallo, presidente della Commissione Cultura di Montecitorio, “quando un precario ha fatto 36 mesi di servizio viene buttato per creare un altro precario che realizzi altri 36 mesi di servizio”.
Il governo Renzi, in pratica, evitando di assegnare supplenze su posti liberi, aveva pensato di bloccare sul nascere qualsiasi pretesa di assunzione tramite i tribunali: i precari, docenti e Ata, nell’intento del Pd, avrebbero di fatto potuto continuare a fare supplenze, ma solo di breve durata, quindi su posti in realtà occupati e liberi solo per motivi di forza maggiore.
Per diventare insegnanti di ruolo, invece, avrebbero dovuto per forza vincere un concorso pubblico, come del resto prevede la legge italiana per entrare nei ruoli dello Stato.
Se l’emendamento diventerà legge dello Stato, verrà quindi superato il limite di 36 mesi per le supplenze introdotto con la Buona Scuola.
Il personale precario docente, amministrativo, tecnico e ausiliario, con più tre anni di lavoro svolto, anche non continuativo, non rischia più di vedersi negato, a partire dal 2019-2020, la possibilità di accettare supplenze su posto privo di titolare, e doversi così accontentare di supplenze sino al 30 giugno (su posto libero ma solo provvisoriamente), sino al termine delle lezioni o di breve durata (su giorni di malattia, maternità, permesso, ecc.).
Tra gli ideatori dell’emendamento al decreto Dignità, già ribattezzato “salva-precari”, c’è sicuramente il senatore Mario Pittoni, responsabile federale Istruzione della Lega e presidente della VII Commissione di Palazzo Madama, il quale è anche primo firmatario di un disegno di legge che reinterpreta a vantaggio dei lavoratori della scuola quanto sancito dalla sentenza della Corte di giustizia europea emanata il 26 novembre del 2014: i 36 mesi indicati dai giudici europei, infatti, sono stati considerati come una soglia da superare per raggiungere, in modo automatico, l’immissione in ruolo.
Evitare a priori che ciò avvenga, come è stato stabilito dal legislatore dell’ultima riforma della scuola, ha invece di fatto sovvertito lo spirito dell’indicazione sovranazionale. E ora si vuole cancellare quella discutibile norma che rischiava di precarizzare a vita migliaia di lavoratori non di ruolo.
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