Il docente precario in possesso di un’abilitazione conseguita dopo il 2011 – tramite Tfa e Pas – è in possesso di un’esperienza che va riconosciuta qualora decidano di partecipare al concorso a cattedra previsto nel 2016. A dirlo è stato il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, nel corso di un videoforum su Repubblica.it.
Dopo aver confermato che dei 130mila precari della scuola, 100mila e qualche centinaio li assumiamo subito, e che la parte restante, quella delle graduatorie dell’infanzia, ci occuperemo attraverso la legge delega che si svilupperà nel prossimo anno, Giannini ha spiegato che nel prossimo concorso a cattedra si terrà conto di Tfa e Pas.
“La Buona scuola a regime supera tutto questo” perché “i Tfa non li abbiamo inventati noi. E neanche i Pas, né le scuole di specializzazione. Ci sarà un concorso e non ho detto che questi elementi non verranno riconosciuti all’interno di un concorso. In questi casi c’è un’esperienza in più che va riconosciuta. Dunque non si partirà tutti esattamente allo stesso livello del nastro”.
A proposito dei 70mila precari di seconda fascia che a giugno termineranno il proprio lavoro, il ministro ha osservato che al netto delle assunzioni “resteranno posizioni, ancora da quantificare, che dovranno essere coperte con contratti a tempo determinato con durata inferiore a 36 mesi”. E chi non ce la farà a rientrare nelle supplenze di lunga durata? Per Giannini, costoro avranno comunque l’opportunità del “concorsone”, che ha “una quantità di posti quadrupla rispetto all’ultimo”.
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La domanda da porsi ora è: la possibilità di accedere al concorso a cattedra con qualche punticino in più rispetto alla massa di candidati, rappresenta una mera consolazione (per la mancata stabilizzazione) oppure una buona opportunità per arrivare al ruolo dalla porta principale? Dipende dai punti di vista, anche se la maggior parte di chi è coinvolto in questa decisione avrà sicuramente molto da rivendicare.
Parlando del futuro, il ministro ha ricordato che tra le deleghe al Governo c’è anche quella relativa alla formazione in accesso per diventare insegnanti. “Noi pensiamo – ha ribadito – a una laurea abilitante, per non perdere tempo e soldi dopo la laurea”.
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